8 aprile 2024
Poi, un assalto al discount per una spesa che avrebbe sfamato un reggimento, tranne il disgraziato Axel, il cui pasto sacro era un miraggio sugli scaffali.
Ritornati al nostro angolo di asfalto, abbiamo armeggiato con una riduzione e una pinza a pappagallo per poter collegare il regolatore, un prestito del vicino di camper. I vecchi sono così, ti guardano fare, e se non sei veloce come un lampo, ti saltano addosso. Mi ha strappato la pinza dalle mani, l’ha regolata e fissata,se n'è andato con il nostro ringraziamento sospeso nell'aria
Dopo aver verificato che il gas non ci avrebbe fatto saltare in aria,, ci siamo concessi una colazione degna di questo nome.
E poi, il delirio del gioco. Siamo tornati pargoli, con un parco gigantesco tutto per noi, ogni attrazione un'ode alla nostra infanzia perduta
Ci siamo avventurati con le peggiori delle intenzioni, ci siamo gettati sui giochi rotanti, abbiamo sfidato il ping pong sotto raffiche di vento che rendeva tutto meno avvincente, ci siamo arrampicati come scimmie, giocato a basket e infine osservato la gente allo skate park, guardando le evoluzioni di quei pazzi
Rientrati, abbiamo deciso di affrontare ancora una volta quella maledetta infiltrazione, perchè la pioggia ha deciso di metterci alla prova, e l'acqua, quella bastarda, ha trovato un altro modo per entrare. Meno acqua, certo, ma anche meno pioggia.
Chiara, con quella scintilla di genio che la contraddistingue, ha smontato un pezzo di plastica dal tetto e ha trovato un buco grande da farci passare un dito, corroso e traditore, nascosto sotto una vite. Con un po' di silicone abbiamo messo una toppa al problema e rifatto anche tutta la siliconatura intorno. nel farlo si è quasi amputata un dito con il taglierino. poraccia. Se la scienza non ci inganna, il danno dovrebbe essere risolto, finchè dura.
Più tardi, abbiamo notato un altro proprietario di camper che adoperava del nastro americano sul tetto. Curiosi, ci siamo avvicinati per chiedere delucidazioni, ma siamo stati intercettati da un altro esemplare, un italo (sardo)-tedesco, che ha visto la nostra targa e ha deciso di praticare il suo italiano arrugginito con noi. Parlava di mesi in viaggio, di pensione meritata, di paesini accoglienti e di città che non valevano la pena. Non aveva visto un bel niente di Girona, eppure era convinto di sapere dove fosse il centro.
Alla fine, abbiamo interrogato l'amico del nastro, ma siamo stati ignorati come principianti, trattati come idioti ("dormi sotto la dinette, se vieni svegliato dall'acqua vuol dire che non hai fatto un bel lavoro"). Non ci hanno spiegato un cavolo, solo gettato lì il nome di un silicone "professionale" prima di svanire nell'aria. E io? Io volevo solo sapere perché diavolo aveva passato un'ora a fasciare il suo camper con quel nastro. Il mistero rimane, e forse è meglio così.
La giornata si è conclusa usando i pattini, non è facile come sembra, frenare non è cosi intuitivo sopratutto in discesa. Anche se un po ammaccati, ci siamo divertiti.
In tarda notte, ci si rotola nel letto, con la mente che vaga, discutiamo, ma la domanda è sempre la stessa: "perchè?"
Si pensa a questa farsa, dove ogni vecchio si aggrappa al suo pezzo di mondo . E i giovani? Ah, i giovani. Cresciuti da questi stessi vecchi, ora li guardano come se fossero il risultato di un esperimento fallito.
“Guardate cosa siete,” dicono, “un branco di smidollati senza spina dorsale.” ,sorseggiando il loro amaro calice di ragione, convinti che il loro modo di vedere il mondo sia l’unico che conta.
Ma ecco la verità: nessuno sa un cazzo. La maggior parte delle difficoltà che incontriamo oggi, domani ci sembreranno ridicole. Nessuno ha la risposta in tasca, ma solo facendo esperienze si possono comprendere le situazioni.
E poi ci sono quelli come noi, che forse stupidamente provano empatia e si fermano ad aiutare chi è in difficoltà. Giusto ieri, una coppia persa con un van e una canna dell’acqua. Non sanno cosa sia un raccordo? Non importa. Glielo mostriamo, e per un momento, il mondo sembra un posto meno cinico. Per non parlare delle innumerevoli volte che quei gloriosi sopravvissuti di un’era pre-digitale, vagano con uno smartphone in mano, chiedendo indicazioni come se fossero pellegrini persi in una terra straniera. Li deridiamo? No, non ci abbassiamo a tanto. Gli indichiamo la strada, mentre loro ci raccontano storie di tempi antichi, quando le mappe erano di carta e il senso dell’orientamento non era un’app da scaricare.
“Ai miei tempi c’era la cartina stradale,” dicono con un tono che sa di rimpianto e di sfida. Ma ogni epoca ha i suoi pro e contro, e sarebbe stupido generalizzare. Non possono scuotere il dito contro di noi dicendo, “Andate a zappare la terra,” quando loro stessi hanno sudato sangue per costruire un mondo in cui la zappa è diventata un’antiquariato.
E ora, guarda il paradosso: noi, le loro creature digitali, stiamo tornando alla terra, ma non per nostalgia o per gratitudine. No, lo facciamo perché in qualche modo, nel profondo, sentiamo il bisogno di qualcosa di autentico in questo mondo di plastica. E così, mentre loro si perdono nelle strade che hanno contribuito a costruire, noi cerchiamo sentieri nascosti, sperando di trovare un pezzo di verità tra le macerie del progresso.
Ma non illudiamoci. La vita è una competizione senza fine, una gara a chi ce l’ha più lungo. E in questa gara, il rispetto per gli anziani è solo un’altra regola del gioco, un diritto non guadagnato da tutti.
Alla fine, forse, l’unica cosa che conta è continuare a muoversi, a imparare, a non diventare uno di quei vecchi che urlano ai nuvoloni, convinti che il mondo si sia fermato quando loro hanno smesso di ballare.
9\4\24
Una giornata che prometteva pioggia ma ci ha salutato con sole e calore. Nel bel mezzo della nostra passeggiata in città, è arrivata, non una pioggerellina estiva, ma un aquazzone degno di questo nome, una doccia fredda che ci ha lasciato fradici e, con Axel, quel cane rognoso, a fare la parte peggiore, era inguardabile ma pur sempre adorabile
Dopo 35 minuti di distanza da casa, dopo essersi presi la pioggia in pieno, siamo arrivati. Piccole corse sotto ogni portico finché non ce ne sono stati più, poi solo corsa a perdifiato, io a fare da cane guida per Chiara che non vedeva un tubo con gli occhiali bagnati. Axel? Boh, chissà cosa pensava,correva e basta.
Tornati, ci siamo spogliati, appeso tutto ad asciugare e indossato gli accappatoi, lasciando Axel a leccarsi da solo. Poi, per riprenderci, quella brodaglia ristoratrice che adoro,una bella Pastina bollente.
un paio d'ore dopo ha smesso e, pieni di speranze, ci siamo rifatti il tour completo della città, comprato anche la SIM spagnola e scoperto che qui tutto funziona a prepagate. Viva San Feliu.
P.S.: Nessuna infiltrazione, tutto asciutto, ottimo lavoro. Ora fa freddo, abbiamo tirato fuori una coperta in più. Che vita, eh?
"ULTIMO SALUTO,CRONACHE DAL PARCHEGGIO"
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