Ah, Montmelò, quel parcheggio era un sogno, ma ora ci troviamo a Terrassa, nell’area camper di fronte al campo sportivo, che è più un ring di boxe che un luogo di sosta. Pochi spazi, tutti occupati, e la legge di chi prima arriva meglio alloggia. Un genio ha piazzato il suo camper sulla griglia di scarico, un vero artista. Noi, disperati, abbiamo occupato due posti auto. La lavanderia chiama, non c’è scelta.
Ma al ritorno, il caos: genitori in preda a crisi di nervi, pronti a scannarsi per un pezzo d’asfalto dove lasciare il SUV mentre il pargolo calcia il pallone. E questi spagnoli, ah, hanno il sangue caldo; una scintilla e si accendono come fuochi d’artificio.
Per finire in bellezza, una di queste madri ci regala una sportellata da ricordo sulla carrozzeria. E come se non bastasse, si dilegua, lasciando dietro di sé un tappeto di rifiuti, testimonianza della merenda del suo angioletto. Civiltà, eh? Un concetto decisamente sopravvalutato.
Abbiamo atteso che la tempesta di follia si placasse e poi abbiamo preso la fuga. Un inferno per liberarsi da quel labirinto di lamiere, ma ecco, un’anima pia, l’unico santo in un mare di peccatori, ci ha concesso lo spazio per le nostre manovre di evasione. Ci piace pensare che per ogni miserabile che incrociamo, esista un suo opposto, un essere di pura empatia.
Sulla strada, l’Abbazia di Montserrat si staglia davanti a noi, avvolta in un velo di nebbia. Un’aura mistica che ci ha infuso un briciolo di magia, un fugace ricordo di ciò che significa meravigliarsi.
Giunti a Sant Vicenç de Castellet, ci accampiamo in un’oasi di verde, pronti per l’escursione di domani verso l’abbazia. E lì, sotto il cielo stellato, brindiamo. Che altro serve per sentirsi vivi, se non un sorso di vino a buon mercato e il croccante sapore di nachos?
In quel recinto urbano che qualcuno chiama ‘area cani’, giravamo in tondo, aspettando che Axel facesse i suoi sporchi affari. Poi è arrivata lei, con il suo bestione al seguito, e per un attimo c’è stata quella sorta di tregua che si confonde con il gioco...un gioco di sguardi. Il bastardo ha fatto la mossa sbagliata: ha cercato affetto da Chiara. Axel non l’ha presa bene, e la rissa è stata inevitabile. Con la gelosia di un amante scornato, ha imposto la sua legge. Scuse veloci e via di corsa. Ah, Axel, sempre pronto a sabotare ogni tentativo di vita sociale.
La notte è calata come un sipario, portando con sé il coro stonato di giovani ubriachi, che con le loro voci stridule hanno infranto il silenzio. Il sonno ci sfugge, e in questa veglia forzata, ci ritroviamo a riflettere: un mese in viaggio, eh? Un mese di libertà, di cambiamenti così drastici che quasi ti fanno dimenticare chi eri prima. Sembra un’eternità da quando abbiamo lasciato quella vita che non ci apparteneva più, o forse non ci è mai appartenuta. Posti nuovi, culture diverse. Emozioni che ballano il tango: risate, lacrime e crisi di nervi, tutte nello stesso giorno. È come se avessi vissuto più vite in questi giorni che negli anni passati, forse perché prima eri troppo morto dentro per sentire qualcosa.
Tutto ciò che fai, dici che è importante, che ti rende più umano, più unito, più vivo. Speri che questo viaggio non finisca mai, che la curiosità non ti abbandoni, che il coraggio di sfidare i tuoi limiti non ti tradisca. Ma lascia che ti dica, vivere in una scatola di metallo non è il paradiso nomade che ti vendono sui social. Ogni medaglia ha il suo rovescio, e i lati oscuri sono lì, anche se nessuno ne parla.
Noi vogliamo ricordare tutto, ogni dettaglio, ogni errore, ogni passo falso. Perché alla fine, questa è la vita, un gioco che scegliamo di giocare, con tutte le sue regole non scritte. E a volte, è giusto sentirsi sopraffatti, sentirsi piccoli di fronte alla vastità del mondo, anche quando tutto intorno è bello.
La strada per diventare chi vogliamo essere è ancora lunga, ma ora ci sentiamo come bambini davanti a un mondo di possibilità infinite.
Continua il viaggio: ci vediamo domani alle 17:00 per una nuova puntata dal titolo: "PELLEGRINAGGIO A MONTSERRAT"
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