NB: i nomi dei proprietari della finca, come il nome stesso della finca, sono stati occultati per privacy.
Questa mattina ci siamo svegliati con l’energia di un pugile prima del match, un misto di eccitazione e ansia. Non sapevamo cosa aspettarci da questa nuova avventura, ma c’era quella tensione positiva che si prova quando ti butti in qualcosa di sconosciuto, un salto nel buio.
Abbiamo percorso mezz’ora di strade di montagna, strette e piene di tornanti, ma ben asfaltate. Il paesaggio intorno a noi era arido, quasi desertico, con qualche olivo e finca sparsa qua e là. Ci siamo addentrati nella vera Sierra Nevada, con boschi infiniti di pini e querce.
Arrivati, ci accoglie H, un vecchio tedesco con l’aria vissuta ma ancora in forma, con quella scintilla negli occhi che nasconde qualcosa in più. Ci mostra dove piazzare la caravana e, una volta scesi, ci presentiamo. Poi arriva L, molto più giovane di lui, una tipica signora spagnola, tutta sorrisi e gentilezze.
Axel fa il suo ingresso, presentandosi con i loro due cani, Astro e Duna. Un’accoglienza strana tra i tre, non sapevano se odiarsi o amarsi.
Ci portano subito nella nostra stanza, con bagno e una cucina in comune. Inizia il tour della villa, un mostro di tre piani con almeno una decina di stanze. Troppo grande per due persone. C’è una cucina professionale, eredità dei vecchi proprietari che gestivano un agriturismo, e una sala musica dove H, il pianista, compone con la sua band e si esercita per le sue performance del mercoledì in un locale di Granada. Strumenti ovunque e una collezione infinita di vinili e dischi di ogni epoca e genere. Potremmo perderci lì dentro per ore. Ci invitano a prendere un caffè mentre ci spiegano gli orari di lavoro e cosa dovremmo fare durante la settimana. Un’accoglienza calorosa, tutta sorrisi e belle parole.
Ci spiegano tutto in spagnolo e inglese, e noi cerchiamo di rispondere come possiamo. Sistemare l’orto, il giardino e aiutare H con la sua arte per rendere la proprietà esterna più piacevole. Prima era un campo da paintball e softair, con strutture di guerriglia urbana, caseggiati e un elicottero. H ha fatto sparire quasi tutto perché non sopportava quelle cose. Vuole trasformare il posto in una zona per eventi musicali o semplici ritrovi per cenare e bere con gli amici. L’elicottero? Lo userà come bar e lo ha soprannominato “mojitocoptero” perché è fissato con il mojito. Un progetto strano.
Il resto è solo un bosco senza fine, dove ha provato a creare dei sentieri con sassi e ometti di pietra. Ogni percorso finisce con qualche trovata diversa: un tavolo con scacchi fatti di sassi dipinti, una zona “fitness” per i suoi allenamenti, tavoli e sedie per un relax, e, a quanto pare, una zona con un trenino elettrico. In tutto questo, notiamo che non c'è posto per agricoltura, permacoltura e biodiversità, che dovrebbero essere i principi fondamentali dell'associazione. La cosa inizia a farci storcere il naso.
Lui è solo un eccentrico che si fa chiamare artista. La compagna, invece, non fa parte del suo mondo incantato, è più con i piedi per terra, forse perché lavora ancora e non ha tempo da perdere con le pietre colorate del compagno. Dopo questa introduzione, ci lasciano soli. Noi iniziamo a sistemare le nostre cose in camera, cercando di capire dove siamo finiti e fare mente locale sulla situazione. I cani vanno abbastanza d’accordo fuori casa, ma quando Axel si avvicina alla cuccia di Duna, lei scatta per cercare di azzannarlo. Speriamo di non pentirci di nulla e sopratutto che non succeda l'irreparabile.
La casa è un porcile. Va bene vivere in campagna, ma almeno le basi, tipo togliere la polvere, le ragnatele e pulire il pavimento, non sarebbero male. Domani chiederemo qualcosa per pulire. Per ora cerchiamo di non giudicare dall'apparenza, ma cerchiamo di essere aperti mentalmente e andare oltre la nostra comfort zone, basta che non si superi un limite e i nostri principi.
Sul fuoco c’è la cena: carne di maiale in una salsa di aglio, birra e pomodoro. Loro non cenano e ci chiedono di lasciarne un po’ per il pranzo di domani. Buonanotte mondo, che l’avventura abbia inizio.
Commenti
Posta un commento