20\04\2024
Sveglia alle otto, già in piedi, attivi e, soprattutto, fuori casa in un tempo che neanche un caffè espresso farebbe meglio. Vilanova ci saluta con un lungomare che grida sport finché non decidi di zittirlo con un po’ di corsa leggera. Trenta minuti lungo la spiaggia, e ti convinci che è il ritmo giusto, che le buone abitudini sono il sale della vita, che ossigenano la mente e sciolgono lo stress . Forse la scalata di ieri ci ha dato alla testa, o forse hai solo realizzato di essere così fuori forma che persino il tuo riflesso si stancherebbe. Dopo aver sudato , ti fermi per una colazione che sa di premio di consolazione, e poi via, a esplorare la cittadina.
La Rambla ti accoglie con una corsa popolare, divisa in due atti: il primo, un 1500 metri familiare, dove genitori e pargoli corrono insieme, alcuni ancora incapsulati nelle loro carrozzine, in una gara di genere che sembra uscita da un manuale degli anni '50. Poi, la seconda fase, i 5 km, dove i professionisti si stendono e si piegano come ginnasti, in attesa del colpo di pistola che li liberi nella loro corsa . Ma tu hai già trovato la tua eroina: una donna e il suo cane, un bastardino con tanta grinta , pronti a correre verso la vittoria, o forse solo verso il prossimo palo.
La visita alla città ti lascia con l’amaro in bocca, una piazza circondata da edifici che hanno visto tempi migliori, bar e ristoranti che raccolgono la gente del posto e i soliti negozi. La serata si conclude con una prova di pattini, un balletto di cadute e risalite che ti ricorda che, non importa quante volte cadi, l’importante è il graffio che lasci sul pavimento quando ti rialzi.
21\04\2024
Questa mattina, un altro giro di corsa sul lungomare, un tentativo di emulare la giornata di ieri.
Il pomeriggio prometteva mare e sole, ma il destino aveva altri piani.
Siamo stati assaliti da un'italiano ,con il suo sorriso sornione e la sua persona che puzzava di solitudine e naftalina. Un uomo che ha vissuto abbastanza per sapere troppo e per dire ancora di più, tra i 45 e i 50 anni, un peso piuma sotto i 60 kg, alto quanto basta per non dover guardare in su.
Il suo camper era un relitto che nemmeno i rottamatori avrebbero toccato. Ma lui, oh lui, era l'artista del ferro vecchio, il meccanico, l'elettrauto, il mago della stiratura cinese - un uomo di mille mestieri e nessuna maestria.
Ci ha tenuti lì, incollati al suo monologo di follia, per più di due ore e mezzo, senza alcuna intenzione di lasciarci andare. Solo i suoi affari potevano liberarci da quella prigione senza sbarre.
Ha parlato di fuoco e di fiamme nella sua cucina ambulante, di teorie del complotto e di un mondo pieno di "culattoni" (frequentatore di spiaggia nudista, si sentiva minacciato). Non era razzista, diceva, ma le sue parole dipingevano un quadro diverso, ha parlato di uomini che temono le donne (solo perchè in Spagna guidano i bus) e di giovani, secondo lui troppo pigri per lavorare, un coro di lamenti. Ha sparso giudizi come semi in un campo, senza curarsi di dove cadessero o di cosa germogliassero.
Noi abbiamo ascoltato, annuito, raccolto quel che poteva servirci e scartato il resto come si fa con le bucce di una frutta marcia. Perché alla fine, anche dalle parole di un pazzo, si può imparare qualcosa - anche solo come non essere.
Dopo esserci liberati di lui e con il sole che ci aveva già piantati in asso, siamo scesi in spiaggia per giocare a racchettoni, finché il divertimento non si è trasformato in una rottura di scatole. Axel nel frattempo si è dato alla pazza gioia con le meduse di San Pietro, che ricoprivano la riva dell'intera spiaggia. Non c’era verso di fermarlo, era in trance gastronomica, speriamo solo che non gli restino sullo stomaco. Abbiamo fatto un ultimo giro e poi via, a casa per cena, un libro e il meritato riposo.
Commenti
Posta un commento