La nostra avventura di oggi ci ha portati verso Montpellier. Al nostro arrivo, abbiamo scoperto che il parcheggio prescelto era chiuso per lavori. Gli altri parcheggi, noti per essere teatro di furti secondo i commenti, non erano un’opzione. Poco dopo, abbiamo scovato un angolo di strada apparentemente tranquillo in una zona residenziale, ma l’ansia ci ha assalito. Ci siamo detti con rassegnazione: ‘Se deve succedere, che succeda’, però ogni passo avanti era un passo verso l’angoscia.
Avvicinandoci al centro, il degrado si faceva più evidente: persone disorientate, spacciatori, tossicodipendenti. Un mosaico di emarginati, la classe dimenticata, coloro che non hanno nulla da perdere. Normalmente, provo più empatia per loro che per chiunque altro, ma in quel momento, sentivamo di avere qualcosa da perdere e sarebbe stato come fallire in partenza. Non volevamo affrontare la rottura di un finestrino per oggetti che non valevano un centesimo, ma erano indispensabili per noi, e tutto questo era molto, troppo vicino al nostro parcheggio.
Abbiamo visitato la città con lo sguardo di chi controlla l’orologio, osservando le principali attrazioni. Nel cuore di Montpellier, ho notato luoghi interessanti: belle piazze, un acquedotto romano perfettamente conservato, una cattedrale affascinante. Tuttavia, non siamo riusciti a goderci appieno queste meraviglie, fissati com’eravamo sull’idea di scasso e rapina. La visita è durata un paio d’ore, anche se la città valeva di essere scoperta.
Tornando al camper, alcuni individui poco raccomandabili cercavano di attirare la nostra attenzione con fischi e richiami da mercato, tentando di venderci la loro ‘roba’. Forse erano professionisti nel loro campo, ma a noi non importava. Ogni incontro con loro era come guardare attraverso una finestra sporca in un altro mondo. Abbiamo chiuso le tende e siamo andati avanti.Il camper era lì, intatto; dopo un sospiro di sollievo, abbiamo preso il largo verso Sète. Prima, però, una piccola deviazione per una pausa pranzo a Frontignan tra mare, saline e fenicotteri, e il vento che giocava con Axel, libero e felice. Al poveraccio, a forza di rotolarsi in ogni dove, si erano attaccati sulle orecchie e sul musetto dei piccoli parassiti, zecche, facilmente rimossi con precisione chirurgica. Ci siamo rimessi in viaggio.
Arrivati a destinazione, abbiamo trovato un posto piacevole per sostare, lungo un canale, circondati da altri camper. La città sembra promettente, con navi storiche in legno pronte per un evento che inizierà martedì, anche se probabilmente non ci tratterremo abbastanza per assistervi. Domani esploreremo il porto alla luce del giorno.
Ma la lezione è appresa: il parcheggio è più di un pezzo di asfalto; è la differenza tra il sonno e l’insonnia. Se l’ansia dovesse tornare a bussare, alzeremo i tacchi e ce ne andremo, seguendo il nostro istinto.
Continua il viaggio: ci vediamo domani alle 17:00 per una nuova puntata dal titolo:"Cap d’Agde: tra vento e infiltrazioni"
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