21/05/2024
Destinazione di oggi? Anna. Un pittoresco paese, dicono. Un gioiello nascosto, un paradiso in terra. Ma la realtà? Un buco dimenticato da Dio, con due strade mal messe . Un caldo che ti fa desiderare l’inferno per un po’ di refrigerio. E perché siamo qui? Per vedere delle cascate, ovviamente. Niente è meglio di un po’ d'acqua che cade da un precipizio.
Parcheggiamo in uno sterrato che sembra l’anticamera dell’apocalisse, accanto a edifici che sembrano essere stati abbandonati prima ancora di essere terminati. E poi arriva lui, un ragazzo con la musica elettronica a tutto volume su una specie di macchina. Sembrava uno di quei trabiccoli anni 90 per minorenni, con la potenza di un motorino. Terrificante.
Dal parcheggio partono tre sentieri per le cascate, “la Ruta de las Fuentes”. Scegliamo uno a caso, Il sentiero è un disastro, spazzatura ovunque e sembra che nessuno lo abbia battuto da anni. Il primo sito che troviamo è un canyon con piscine naturali, il "Gorgo De La Escalera". L’acqua è abbastanza profonda per tuffarsi, infatti mentre noi giochiamo con Axel, un gruppo fa canyoning.
Il secondo sentiero è un po’ più impegnativo, ma niente che un paio di scarpe decenti e un po’ di determinazione non possano superare. Ci accoglie una cascata più grande, e Axel si tuffa come se fosse nato per questo. C’è la possibilità di arrampicarsi e finire dietro la cascata. L’acqua è gelida ma piacevole, ci infradiciamo completamente. Piccoli arcobaleni nell’acqua, un tocco di magia in questo posto dimenticato.
Poco più su, troviamo una struttura abbandonata. Entriamo senza problemi, Sembra che il tempo si sia fermato da quando l’hanno lasciata. Al primo piano, un macchinario arrugginito con un buco profondo accanto. Con la torcia non si vede la fine, e dei ferri arrugginiti fungono da scaletta per scendere. I piani superiori sono vuoti e dal quarto piano è inaccessibile, le scale sono crollate. Era una centrale elettrica.
L’ultima escursione è la più lunga e promettente. Tre cascate in un colpo solo. La natura ci inghiotte e ci ritroviamo davanti a un’oasi di pace e natura incontaminata. Ma lo spazio è ridotto e un gruppo di ragazzi ha monopolizzato la spiaggia. Troviamo un angolo tra due alberi, ma neanche quello è libero: c’è un bozzolo umano in un’amaca con zanzariera. Restiamo un po’ a goderci la vista e poi torniamo alla base, per ripartire.
Arriviamo a Javea o Xabia, un’area sosta anonima ma sicura, piena di altri camper. Concludiamo la giornata con una passeggiata, ma dobbiamo rientrare presto perché inizia a diluviare. Domani cercheremo di capire dove siamo finiti, ma per ora, ci accontentiamo di essere vivi.
22/05/2024
Abbiamo passato la giornata a bighellonare sul lungomare, a guardare il porto di Xabia. Da lì partono delle escursioni che forse faremo domani mattina, se ci va. Alla fine della giornata, ci siamo trascinati attraverso il paese, con le sue case bianche e le stradine medievali strette. Una piazza con una chiesa e un esercito di locali turistici. Tutto è perfetto, disgustosamente perfetto. Le strade puzzano di detersivo per pavimenti, non c’è un granello di polvere fuori posto, fiori ovunque, ma niente verde vero. Questa perfezione è un cappio al collo.
Da quando siamo in Spagna, i divieti per il cane ci stanno facendo impazzire . Se Axel fa una goccia di pipì o un accenno di cacca, è come se avesse commesso un crimine di guerra e a noi spetta il linciaggio. Abbiamo i sacchetti e la bottiglietta, ma qui ti senti sporco lo stesso. Manca solo che mi metta a sfregare il pavimento con lo spazzolino. Il paese è su una collina, pieno di scale che ti fanno venire voglia di buttarti giù.
La sera cala e siamo in giro per il centro, pieno di ristorantini di classe. Tutto è silenzioso, come un cimitero. Lo vedi, il turista medio, bruciato dal sole, con vestiti floreali che sembrano tuniche, sandali e capello di paglia. Stanno lì a mangiare, sembra che non respirino nemmeno, si sente solo il rumore delle forchette. È come essere in un film muto.
L’unico che mi mette a mio agio è un tipo con gli occhi rossi, pronto a sparare raggi laser. Ci guarda e ride, ha notato Axel che fissa un altro cane e trova la cosa divertente. Ci parla sbiascicando e noi non capiamo una parola, ma va bene così. A lui non importa, è felice e noi lo siamo per lui. Torniamo alla base e prepariamo già le borse per l’escursione di domani.
Commenti
Posta un commento