Ieri, la città. Oggi, il mare. Siamo arenati sulla Costa Dorada, dove il colore è più che un nome, è una promessa mantenuta. La spiaggia? La migliore finora, la sabbia è fine e il mare è trasparente e azzurro scuro.
Abbiamo fatto un’escursione lungo un sentiero costiero, un percorso che avrebbe dovuto essere una semplice passeggiata al mare, ma che si è trasformato in una gara masochistica di resistenza. Partiti da Playa Gorda, attraverso il camí de ronda, abbiamo superato la prima scogliera solo per imbatterci in una spiaggia nudista, Playa Savinosa, un museo di antichità viventi che sfilavano le loro reliquie senza pudore, un’esibizione di orgoglio senile e di chiappe flosce che si muovono senza scopo, se non quello di sfidare la gravità.
Il tratto di spiaggia finisce troppo presto, e si sale su una pineta, un luogo stranamente popolato da figure che emergono da angoli improbabili, lasciando spazio al dubbio. Il sentiero offre una vista sul mare da una parte e un bosco che si estende sull’altra, un verde che inghiotte tutto.
Dopo un saliscendi di sentieri ci siamo ritrovati su una spiaggia immensa, Platja Llarga, lunga chilometri, fiancheggiata da campeggi, quasi completamente deserti. Sulla spiaggia, attira la nostra attenzione una giovane rasta, con il seno al vento. Tre labrador la seguono, liberi di lasciare il loro segno ovunque. Con indifferenza copre le scagazzate con un po’ di sabbia usando i piedi, trasformandole in mine antiuomo per i poveri sventurati ignari.
In lontananza, una torre di avvistamento dei mori ci chiama. La raggiungiamo? Certo. Non conosciamo né il percorso né il tempo necessario. Carichi di aspettative e scarsa acqua, abbiamo affrontato il cammino, scoprendo calette segrete, come Cala de la Roca Plana. Dopo aver inciampato su qualche roccia di troppo, ci piantiamo su un punto panoramico, sul ciglio di una falesia, a godere della vista. Il ritorno è stato un inferno di vento che ci spingeva all’indietro e tempeste di sabbia che ci accecavano, una natura che si vendica.
Dopo cena, non contenti, siamo andati a Tarragona seguendo la via Augusta, meno scenica ma più breve, fino a raggiungere il centro nuovo dove i ristoranti e i bar ci tentavano con i loro aromi, ma noi abbiamo resistito, tornando a casa affamati. Tornati tardi, abbiamo ceduto al sonno, superando quel limite di dolore alle gambe e alla schiena che per amor proprio non si dovrebbe superare.
Ecco a voi, un altro giorno nella vita di chi cerca di sfuggire alla routine, fallendo miseramente.
Il viaggio continua, ci vediamo domani alle 17 per un'altra puntata dal titolo: "LA FRAGILITA' DELLA LIBERTA'"
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