La giornata inizia con un giro con Axel. Un’opera di misericordia per le sue zampe indolenzite e per la sua vescica impaziente. Un giro completo, per placare la nostra coscienza, perché dopo ci saranno le biciclette e lui non è sulla lista degli invitati.
Davanti all’area camper, un capannone trasformato in un “mercantino dell’usato”. Un cimitero di oggetti, ammassati e gettati a caso, coperti da strati di polvere. Ma i prezzi sono bassi, quindi promettiamo di tornare.
Lasciamo Axel nel camper, con gli oblò aperti. Soffia vento. Partiamo, destinazione Benidorm, “la piccola Manhattan”. Adoro questi nomi che inventano come se non potessero avere una personalità propria. Che stronzate.
Sappiamo dove stiamo andando, a vedere dei grattacieli. Niente di storico, solo blocchi di cemento che si ergono verso il cielo. Ci vuole quasi un'ora per raggiungerla, gran parte con un leggero dislivello. Il percorso è per lo più sul lungomare, poi aggiriamo una piccola collina che ci separa dalla città , tutta su strada provinciale.
Avanziamo e le stranezze si moltiplicano. Campeggi che ospitano soltanto camper di lusso, un residence a tema medievale con un parco acquatico interno, casette basse rettangolari che sembrano uscite da un episodio di “Southpark”. Ci accoglie un viale stracolmo di street food di cibo americano.
Ci dirigiamo verso il lungomare e i grattacieli emergono, enormi, numerosi, giganti . E' un formicaio di umanità, ma quello che colpisce sono le persone che girano su macchinette elettriche, quelle per i disabili, solo che loro non lo sono. Chiunque può noleggiarle, ci sono anche da due posti. Fa strano vedere ragazzi con birre o cocktail in mano che se la spassano in spiaggia così.
Siamo partiti prevenuti, abbiamo letto la storia di questo posto: russi e gente del nord Europa in pensione che hanno deciso di investire qui, di comprare case e trasferirsi.
Benidorm è piena di bar, ristoranti, locali, tutti all’aperto , tutti in competizione per il più alto volume di musica. Non c’è un solo spagnolo in vista, solo turisti della peggiore specie. I locali sono un’infestazione di inglesi e americani, maxi schermi vomitano partite di football . Donne, con la lingua imbevuta di birra e bestemmie, esultano per ogni goal.
Giovani fanciulle e donne che hanno già visto troppi autunni, si dimenano in danze indecorose sui tavoli di taverne dubbie twerkando. Un individuo, si insinua sotto di loro, simile a un lombrico che cerca riparo sotto una foglia morta. Ragazze asiatiche parlano apertamente di argomenti intimi mimando gesti che avrebbero fatto arrossire un marinaio.
Sulla spiaggia, uomini vestiti da sirene o in gonna e tanga giocano a pallavolo con totale indifferenza. Quando segnano un punto, si alzano la gonna in un gesto di trionfo mostrando il culo.
Giovani muscolosi e budrione, usciti direttamente da un episodio di “Jersey Shore”, si ammassano, ballano, bevono e fanno casino, mentre una pioggia nebulizzata li rinfresca. Donne di tutte le età, vestite da sposa per qualche motivo incomprensibile, vagano lungo la strada. Spogliarelliste lungo i locali con uomini che gli mettono soldi nelle autoreggenti.
Tutto questo si svolge alle 7 di sera lungo la strada. Non oso immaginare cosa succeda di notte. Noi due, come spettatori di un film a basso costo, avanziamo lentamente in bici, con un misto di disgusto e divertimento. La gente è già ubriaca, i conati di vomito sono l’inno non ufficiale di questa città. La polizia è ovunque, un costante promemoria che, nonostante l’anarchia, c’è un ordine in questo caos.
A un certo punto, dei ragazzi mettono della musica in spiaggia. Una coppia di mezza età si unisce a loro, ballando come se fossero ancora giovani, tutto normale se non fosse che iniziano a sfilarsi tutto di dosso.
Questa è Benidorm, la Babilonia descritta nella Bibbia, un luogo di perdizione. E nonostante tutto, ci sentiamo a nostro agio, divertendoci.
La parte storica della città, un tempo un tranquillo villaggio di pescatori, ora un belvedere che offre una vista dei grattacieli. Ritorniamo, ripassando sul lungomare, questa volta a piedi, trascinando le nostre biciclette assorbendo e godendoci per l'ultima volta lo spettacolo che ci circonda. Nel mentre ho visto anche il pene di un nero mentre se lo tirava fuori per farlo vedere all'amico e ridere come pazzi. Pura goliardia.
Un’esperienza da ricordare. Forse un giorno, quando avrò perso ogni briciolo di dignità, potrei anch’io trovare gioia nel vagare nudo per la città o indossare una ridicola coda di sirena per bere birra con gli amici.
Il ritorno è un viaggio veloce, tutto in discesa, proprio come le nostre vite.. Una volta tornati, il resto del tempo è dedicato ad Axel. E poi, a letto. Un altro giorno è passato, E così, la commedia continua.
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