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25\26-04\2024 LA FRAGILITÀ DELLA LIBERTÀ

 
25/04/24


Oggi è quel giorno dell’anno in cui tutti fingono di preoccuparsi per la libertà. La Festa della Liberazione, dicono. Un giorno per ricordare la resistenza, i partigiani, i morti, un sacco di discorsi che nessuno ascolta. Le strade si riempiono di marce e concerti. I politici salgono sul palco, sparando cazzate più grosse dei loro ego. È un circo, e tutti applaudono. La libertà? È solo una parola che usano per vendere illusioni.


Io? Ho passato il giorno al mare, con un libro in mano. “La capanna dello zio Tom”, un classico. Un racconto di schiavitù e sofferenza, di un uomo che non si piega, anche quando il mondo gli crolla addosso. Alla fine, viene massacrato per aver tenuto fede ai suoi principi. Che ironia, in un giorno come questo.


Pensavo di essere diventato troppo cinico per leggere qualcosa di più profondo delle etichette dei cereali. Ma eccomi qui, a riflettere sulla fragilità della libertà, sulla lotta per mantenere la nostra umanità. E ora, il sole tramonta su questa giornata. La parola del giorno? Libertà. Un diritto fondamentale, dicono. Ma per me, è solo un’altra parola, per il giorno in cui tutti dimenticano cosa significa davvero essere liberi.

Noi non dimentichiamo. È stata la fiamma che ci ha spinti a partire, il vento che ci ha portati fino a qui, il pensiero che ci guida e il gesto che ci definisce

26/04/24

Ultimo giorno in questa città. Abbiamo trovato una confezione di Pocket Coffee abbandonata su una panchina davanti all’anfiteatro romano. La afferriamo. Presa! Scatola intatta, colpaccio, ci dileguiamo. Siamo stati più veloci del barbone del parco, che era troppo occupato a rovistare nel cestino e raccattare mozziconi per accorgersene.

Abbiamo percorso la Rambla, un’arteria infinita che sembra non finire mai. Università dopo università, pieni di sogni studenteschi. Chilometri su chilometri, e alla fine, l’acquedotto romano, monumento all’ingegneria e alla schiavitù. I buoni propositi c’erano, ma la voglia era poca. Abbiamo visto solo i cartelli che ci indicavano la direzione e il suo nome.
La cena ci chiamava, e così anche ET l’extraterrestre. Era lì sullo schermo, un altro alieno in terra straniera. Axel stasera è un rottame. Nell’ultima parte della strade del ritorno andava avanti per pura inerzia, barcollando. Arrivato, si è accasciato. Fine della corsa, addio Axel. Se provi ad avvicinarti o a interagire con lui, ti mangia vivo. Non vuole essere disturbato. Una scena che si ripete spesso ultimamente. E noi, come lui, abbiamo vagato tutto il giorno, senza una meta, come cani randagi, fino alla conclusione di questa giornata.

Il viaggio continua, ci vediamo domani alle 17 per un'altra puntata dal titolo: "SPAGHETTI WESTERN: DALLE RISAIE AL MARE"

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