28/05/2024
Alicante, l’ultimo giorno. Una città che una volta brillava come un diamante ai nostri occhi, ora non vediamo l'ora di lasciarcela alle spalle. Chiara, con il suo eterno ottimismo, ha trovato un sentiero da esplorare. Così, abbiamo iniziato a camminare. Un’ora tra case popolari, palazzi grigi e i loro abitanti, creature strane.
Alla fine, ci siamo ritrovati di fronte a un massiccio, che sembrava più imponente visto dal castello, non siamo riusciti a trovare l’inizio del sentiero, giravamo a vuoto, sotto un sole che sembrava divertirsi a cuocerci vivi a 45 gradi, finché abbiamo gettato la spugna ammettendo la sconfitta.
Ci siamo fermati sul lungomare, un bel posto sassoso, a fare uno spuntino, un pasto frugale.
Siamo tornati indietro, lungo la costa e poi attraverso il centro. Un ultimo sguardo ad Alicante, come se fosse un amante che non vedremo mai più. Cinque ore sono volate via, mentre vagavamo senza meta e scattavamo foto.
Arrivata l’ora della cena, un couscous con verdure che sapeva di cartone bagnato. Chiara non era proprio in vena di cucinare. Ma chi può biasimarla? La fame era tanta, quindi ho ingoiato tutto.
In serata, abbiamo raccolto i nostri stracci e siamo andati a fare il bucato. Anche lì, una delusione. I vestiti erano lavati male e l’asciugatrice costava un occhio della testa. Tornati in camper, abbiamo sistemato il tutto e siamo andati a letto, pronti a passare la mattinata dal meccanico per un fischio ai freni che ci perseguita da quando siamo partiti.
29\05\2024
Otto del mattino, appuntamento dal meccanico per quel maledetto fischio che non ci dà tregua. Arrivati, nessun parcheggio libero, solo un bar accanto che sembra l’unica opzione. Decidiamo di parcheggiare lì, sperando che l'attesa per il controllo sia abbastanza breve da evitare problemi.
Ma, una ragazza del bar ci raggiunge in un batter d’occhio, dicendoci che non possiamo parcheggiare lì perché i posti sono riservati ai clienti. Le spieghiamo la situazione, abbiamo un appuntamento e non sappiamo dove diavolo parcheggiare, e lei ci lascia in pace.
Poco dopo, ci viene incontro un donnone di una certa età vestita come una teenager, con tutta la mercanzia in mostra. Prende i dati del nostro camper e poi ci manda da un ragazzo, a cui spieghiamo il problema. Chiara e Axel rimangono fuori ad aspettare mentre io salgo sul camper con il meccanico per fare un giro di prova. Deve sentire il rumore.
Il meccanico, sembra aver capito il problema, lo porta dentro, solleva il camper e mi fa vedere con le mani che la ruota, quella maledetta ruota, sembra bloccata, qualcosa la frena.
La stessa ruota che quel buffone dell’altro meccanico aveva cercato di sistemare cambiando il cuscinetto. Il nostro eroe del giorno la smonta, fa un lavoro di pulizia nello stesso punto dove l’altro aveva miseramente fallito. Ma questa volta, oh questa volta, lo fa bene. Come un chirurgo, toglie la ruggine, che stava creando quel rumore infernale, facendo da freno.
Un giro di prova e… il silenzio. Come la pace dopo una lunga guerra. Un’altra dimostrazione che se ti affidi a un incompetente, anche le cose più banali diventano un incubo di tempo e denaro sprecati. Un lavoro di 10 minuti di semplice pulizia.
E alla fine, cosa otteniamo? Una bella fattura. Un promemoria che la competenza costa, ma l’incompetenza costa di più.
Prossima fermata, Elche, per vedere il più grande palmeto d'Europa piantato dagli arabi. Un parco comunale, niente di più, con diverse aree chiuse.
Le palme da dattero, un mare di verde che si estende a perdita d'occhio. Palme ovunque. Avevo voglia di assaggiare un dattero, ma c’era un cartello di pericolo di morte. Avevano messo i pesticidi per sbarazzarsi delle coccinelle, Meno male che c’è Chiara che mi impedisce di fare le peggiori sciocchezze.
Abbiamo vagato per il centro storico, un labirinto di strade che raccontano storie dimenticate. Resti di mura che una volta proteggevano la città, una chiesa gigante, fontanelle… e ancora palme, altissime, a 2, 3, 4 e addirittura 5 teste.
Axel ha giocato con gli zampilli d’acqua, i suoi nemici giurati. Chissà se mai riuscirà ad acchiapparne uno. Io tifo per lui. Alla fine era completamente fradicio, e la gente si divertiva a guardarlo e ridere di lui.
Un personaggio curioso ha catturato la mia attenzione. Un uomo che chiedeva l’elemosina, seduto con le braccia incrociate, vestito come se facesse parte di qualche corpo speciale. Aveva dei cartoncini con delle scritte, delle foto di lui, ma il suo volto era nascosto sia nelle foto che dal vivo. Tra cappello, sciarpa e occhiali, era un enigma. Non ho capito molto, ma sembrava una sorta di protesta, come se stesse dicendo “Ho dato la mia vita alla patria e la patria mi ha abbandonato”. Nuovo personaggio sbloccato. Tre ore sotto un sole implacabile sono state sufficienti per esplorare tutta Elche. Oggi, il termometro segnava 35 gradi.
Ci siamo spostati per altri 30 minuti verso Murcia, in cerca di un posto dove cercare acqua. Siamo finiti in un paese che non aveva niente da offrire, un parcheggio "area camper". Ma di area non aveva un bel niente, solo un buco per svuotare le nere e un rubinetto d' acqua. Niente griglia per le grigie, bambini ovunque che urlavano e giocavano a pallone, un pallone che finiva sotto il nostro camper ogni due minuti. E noi? Noi eravamo lì, a guardare tutto questo mentre cercavamo di lavare via la sporcizia del viaggio. E nel mentre, mi sono reso conto di quanto fosse bello lavarsi, di come l’acqua ti facesse sentire umano di nuovo. Un piacere semplice che prima davo per scontato. Ma ora? Ora era diventato un piccolo momento di gioia. Ecco cosa significa viaggiare, amico mio. Non è sempre bello, non è sempre facile. Ma ti fa apprezzare le piccole cose.
Ci siamo allontanati, attraversando un deserto di case e palme, avvicinandoci al mare i prefabbricati iniziano a spuntare come funghi dopo la pioggia e le zone residenziali sono tutte uguali, come se fossero state stampate da una gigantesca stampante 3D. La benzina a 1 e 20…mi ha fatto sorridere, come se avessi vinto alla lotteria. Quasi in riserva, abbiamo riempito il serbatoio, felici come bambini a Natale.
Siamo arrivati in un parcheggio per camper vicino a Torrevieja. Solo noi, il mare a sinistra e un supermercato Lidl a destra. Poesia. Abbiamo fatto la spesa all’ultimo minuto. Avevamo voglia di gyoza, una bottiglia di vino rosso, una cena da re. Ma quando siamo andati a cucinare…il gas era finito. Così, alla fine, la nostra cena è stata a base di vino e pezzi di pane...secco. Un pasto da re, se il re fosse un barbone. Buonanotte, mondo crudele.
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