Passa ai contenuti principali

04/07/2024 BENVENUTI NELLA FINCA!

Chiudiamo baracca e burattini e ci prepariamo a raggiungere la finca, carichi di buone intenzioni che probabilmente finiranno nel cesso. Prendiamo strade asfaltate, tutte curve e tornanti, e per essere strade di montagna non sono nemmeno male, ma con il nostro bestione è un’altra storia. Più ci avviciniamo, più le strade si restringono, fino a imboccare una stradina che porta alla proprietà. E lì capisci che le buone intenzioni non bastano mai.

Qui comincia il delirio: canali ai lati per far scorrere l’acqua giù a rotta di collo, curve da capogiro, alberi con rami che sembrano volerci decapitare. E noi, con il nostro camper gigante, a schivare tutto come in un videogioco. I rami graffiano il tetto e la carrozzeria, ogni secondo sembra un’eternità. Un vero incubo da portare fino al terreno di F. Ho pensato che questa volta avremmo distrutto tutto. Per fortuna, F, il nostro anfitrione, ci ha dato una mano con le manovre.
L’ultimo tratto è così ripido che il portamoto striscia sul terreno. F, ha risolto con un tavolone di legno per guadagnare quei preziosi centimetri. Arriviamo finalmente in un piccolo spiazzo, dove ci stiamo a malapena. Eccoci qua, accolti da F, 49 anni portati fin troppo bene, tedesco. Arrivano anche i due figli: A, 8 anni, e N, 4 anni. Poi fa la sua comparsa l’Abuela, la nonna, la madre di lei, che non è presente, i due sono divorziati e lei non vive lì.
Facciamo un giro rapido della casa, piccola ma con tutti i comfort, costruita in bioedilizia e seguendo i sacri principi dell’autosufficienza. F ci spiega tutto mentre ci mostra il terreno, con un orto grande e alberi di ogni tipo. Ah, e c’è pure il pollaio. “Mi casa es tu casa”, ci dice con un sorriso. Ma noi, ancora bruciati dall’esperienza passata, non ci facciamo illusioni e restiamo con i piedi ben piantati per terra.
Ci mostra dove dovremo dormire: una yurta, una capanna mongola costruita a regola d’arte, importando i materiali direttamente dal luogo di origine rispettando la tradizione. Bellissima. Ci racconta che mentre costruivano la casa, hanno vissuto qui dentro per quasi un anno. La yurta è enorme e spaziosa, pulita, con un arredamento minimale, ma c’è tutto il necessario per un soggiorno breve, incluso una stufa a legna per le stagioni fredde.
Il resto, dice, a suo tempo. Adesso è l’ora dell’accoglienza e siamo tutti diretti al Rio Grande per darci una rinfrescata. “Mettete un costume e prendete un telo,” senza neanche darci il tempo di pensare. Tutti in macchina, cani compresi. Loro hanno Cuca, una perrita veramente stupenda. Noi e i figli, lui alla guida come un pazzo furioso. Va veloce, parla, si distrae con mille cose senza mai rallentare, fregandosene altamente della macchina. Non rientra nelle sue priorità.
È uno di quei tipi che ti fanno sentire vivo, uno che prende la vita a morsi, senza preoccuparsi delle conseguenze. Le buche? Le prendeva tutte, e rideva. I figli, si aprono come fiori al sole, felici di essere lì in nostra compagnia. Noi ci lasciamo trascinare, senza pensarci troppo, prendendo le cose come vengono senza farsi problemi.
Il cane abbaia e lui, abbaia insieme in sincrono, ridendo, una risata sincera. Arrivati al fiume, dove l’acqua è abbastanza alta per nuotare, prende la rincorsa e si lancia senza pensarci due volte. I figli lo seguono, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Noi, timidi e impacciati, ci adattiamo lentamente alla situazione. A mollo nell’acqua, mentre i figli giocano, lui ci fa domande sulla nostra vita e si racconta. Un’ora e mezza tra risate, giochi e racconti nel nostro spagnolo scadente. L’unica nota stonata è stata quando Axel si è innervosito perché la figlia lo schizzava in faccia con l’acqua. Lui, con un bastone, distrae Axel e spiega alla figlia che non si gioca così con un cane sconosciuto. Axel non avrebbe fatto nulla, ma noi ci siamo cagati addosso; lui invece ha preso tutto con filosofia, ridendo e scherzando. Dovremmo iniziare ad imparare. Sulla via del ritorno, decide di fermarsi in un bar di tapas. Ci offre da bere e da mangiare, dandoci il benvenuto ufficiale. Mille aneddoti della sua vita, raccontati tra un sorso e l’altro.
Ogni cosa ci viene spiegata in spagnolo, quindi o capiamo o capiamo, non c’è molta scelta. Non afferriamo tutte le parole, ma i contesti sì. I figli ci fanno da insegnanti, prendendoci un po’ in giro, e noi stiamo al gioco. Una giornata piacevole, passata in buona compagnia, come non capitava da tanto tempo. Torniamo a casa tardi; lui mette a letto i bambini e ci rimanda le spiegazioni a domani sera. Durante il giorno lavora, quindi domani per noi sarà "descanso".
Ci ritroviamo nella yurta, un ammasso di pensieri e parole che escono come proiettili. Non abbiamo avuto un secondo per riflettere, e ora tutto viene fuori. Dormire? da dimenticare. Nuova situazione, rumori ovunque, qualcosa si muove e colpisce la tenda ogni tanto. Non sapremo mai cosa succede là fuori. Buonanotte, mondo. Che l’avventura inizi. Di nuovo.

Commenti

Post popolari in questo blog

29/07/2024-05/08/2024 IL LAVORO NELLA TENUTA

Il lavoro nella tenuta era monotono . Si doveva iniziare alle 8, ma nessuno ci credeva davvero. Soprattutto lei, che non scendeva mai prima delle 9. Se ci andava bene, ci mandava un messaggio sul gruppo per dirci cosa fare e cosa raccogliere per la consegna del mercoledì a Siviglia. Altrimenti, si andava avanti per inerzia , aspettando i suoi ordini. Bisognava annaffiare il giardino intorno alla casa e le varie piante e alberi. Preparavamo le cassette e si scendeva all’orto con la macchina. La raccolta iniziava con i fiori di zucca , perchè erano aperti solo di prima mattina e bisognava raccogliere solo i fiori maschi. Dopo, si passava ai pomodori , grandi e cherry, di varie qualità. La maggior parte erano varietà importate dall’America, mai viste prima. Si tornava, procedendo con la pulizia dei fiori di zucca: con un pennello e una pinzetta, si toglievano gli insetti e la terra; poi si mettevano nei contenitori, già contati e pronti per la vendita e, infine, riposti in frigorifero. ...

28/07/2024 TERZA ESPERIENZA WWOOFING

Un’altra notte insonne da aggiungere alla collezione. Il caldo è infernale . Axel ansima con il suo alito pestilenziale. Chiara non ce la fa più e si rifugia sul divano. Mi chiede di tenere aperte le finestre, ma io non cedo. Di notte non si può, solo gli oblò restano aperti. Axel, abbaia, mi vuole avvisare di qualcosa. Pensiamo di essere soli, mi affaccio e vedo un ragazzo che porta a spasso il cane nell’area camper a un’ora assurda. Più tardi, arrivano dei tipi in macchina, si piazzano con il cofano aperto. Pensiamo che ci dormano dentro, ma poi, nel cuore della notte, se ne vanno all’improvviso. Tutto senza senso. Noi siamo un bagno di sudore . Dobbiamo stare attenti agli oblò perché ogni mezz’ora minaccia di piovere e alla fine cadono due gocce di fango. La notte passa. Ma perché siamo qui? Questa sera siamo diretti alla nostra terza esperienza WWOOFING . Questa volta proviamo qualcosa di diverso: una tenuta agricola che vende i suoi prodotti a ristoranti e mercati locali. La tenu...

dal 28.09.2024 al 01.10.2024 PORTO VIVE

Porto , o Oporto , una delle città più antiche del Portogallo, iniziò come un piccolo villaggio celtico alla foce del fiume Douro . I Romani la trasformarono in un porto commerciale di rilievo, da cui deriva il nome del Portogallo. Conosciuta anche come “ la città invitta ”, perché non è mai stata sconfitta militarmente. Attraversiamo Vila Nova de Gaia , una cittadina situata sulla riva meridionale del fiume Douro, proprio di fronte al centro storico di Porto, verso cui siamo diretti. Arriviamo al Ponte Dom Luis I , il simbolo iconico della città. Progettato da un allievo di Eiffel, richiama il suo stile. Ha due livelli: quello superiore per pedoni e metropolitana, quello inferiore per le macchine. Intorno a noi, una folla inaspettata per questa stagione. Sul ponte, osserviamo il panorama. Da un lato Porto, con il quartiere Ribeira , dall’altro le famose cantine del vino più rinomato del Portogallo. Attraversare quel ponte è complicato. Gente ovunque, che si ferma all’improvviso pe...