Passa ai contenuti principali

06/07/2024 LA STORIA DIETRO L'UOMO

Sveglia alle 6:30, un trauma. Ci alziamo come morti viventi. La luce della casa ci acceca, ma F è lì, con la colazione pronta. Caffè americano speziato, preparato in una caraffa. Avena, latte di riso o soia, miele e zucchero di canna, una banana. Siamo pronti a scassarci le perchie nell’orto.

Iniziamo a strappare la graminia dalla radice, a mani nude, sentire la terra è un piacere perverso. Insetti mai visti, creature di un altro mondo. Tre ore passano in un lampo, sudore e terra sotto le unghie. Chiediamo a F perché non ha messo la pacciamatura. “Non ho avuto tempo” dice, e ora noi lì, tutti e tre, a combattere contro la natura.
L’orto sembra infinito, un mare di terra e piante che ci sfidano. Non sappiamo se vedremo mai la fine, la  prendiamo sul personale, come se fosse nostro. Vogliamo farlo bene, vedere i frutti del nostro lavoro. F continua a parlare, racconti di vita. Le sue parole si mescolano al suono delle nostre mani che strappano erbacce, un ritmo che ci accompagna.
Il padre, un matematico con la passione che brucia ancora, lavora in un’università della terza età in Germania. Ha viaggiato per il mondo con un vecchio van Volkswagen, portando la famiglia ovunque. Ha trasmesso questa sete di avventura a suo figlio, che ha vissuto in Messico, Stati Uniti, India e altri angoli del mondo. Anni passati a Gran Canaria come guardia forestale, poi il ritorno in Germania. Un lavoro in una clinica privata per persone con disturbi alimentari, e infine il trasferimento a Marbella.
Si definisce un privilegiato. Ha trovato un buon lavoro in un posto frequentato da ricconi, i loro clienti. Grazie a questo lavoro, ha comprato il terreno e realizzato il suo progetto con l’ex moglie. Essere autosufficienti in tutto e per tutto, crescendo i figli lontano dalla follia urbana. Quest’anno, finalmente, finirà di pagarlo. Ci spiega le problematiche del luogo: l’acqua, quella maledetta, scarsa, preziosa acqua. È diventata una guerra, una guerra sporca e senza scrupoli. I ricchi, con le loro tasche profonde, si accaparrano ogni goccia, lasciando le briciole ai poveri diavoli.
Questi grandi proprietari terrieri, con le loro piantagioni di avocado, quei frutti verdi che sembrano innocenti, ma che bevono come dannati. Ogni giorno, litri e litri d’acqua scompaiono, inghiottiti da quelle piante assetate. E il Rio, povero Rio, si sta prosciugando, morendo lentamente sotto il sole implacabile. Lui e i suoi vicini, devono arrangiarsi, trovare modi di sopravvivere, vie poco convenzionali, per far crescere i loro orti e poter essere autosufficienti. È una lotta quotidiana.
Dopo un po’ che siamo lì, il silenzio viene rotto dal grido del figlioletto. Vuole il papà, vuole stare con lui. Si scusa, ci lascia soli e va dentro.
Arriva l’ora del pranzo. Anche oggi, tutto è pronto: riso con spezie, ortaggi vari e gallette di riso. Semplice, ma buono. Le divoriamo come se fosse l’ultimo pasto. Prima del descanso, la siesta, ci mettiamo a pulire e sistemare per ringraziare del pranzo.
I bambini sono incollati al documentario, mentre noi e F ci concediamo un po’ di riposo. La sera ci ritroviamo tutti insieme, circondati da strumenti musicali. Lui, con la sua anima di ballerino di flamenco, ci incanta con la chitarra classica e quella flamenca, e la sua voce riempie l’aria. Questo uomo è un pozzo di sapere e conoscenze artistiche, oltre che di botanica. 
Beviamo qualche birra, mentre i bambini ci torturano con i loro giochi. La risata del piccolo è contagiosa, e anche se non capiamo bene cosa stia succedendo, ci lasciamo andare, ridiamo e giochiamo con loro. La cena è veloce, ortaggi e formaggi, ma è tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Uno dopo l’altro, ci ritiriamo a letto, stanchi ma con un sorriso sulle labbra. È una vita semplice, ma in quei momenti, è tutto ciò che conta.




Commenti

Post popolari in questo blog

29/07/2024-05/08/2024 IL LAVORO NELLA TENUTA

Il lavoro nella tenuta era monotono . Si doveva iniziare alle 8, ma nessuno ci credeva davvero. Soprattutto lei, che non scendeva mai prima delle 9. Se ci andava bene, ci mandava un messaggio sul gruppo per dirci cosa fare e cosa raccogliere per la consegna del mercoledì a Siviglia. Altrimenti, si andava avanti per inerzia , aspettando i suoi ordini. Bisognava annaffiare il giardino intorno alla casa e le varie piante e alberi. Preparavamo le cassette e si scendeva all’orto con la macchina. La raccolta iniziava con i fiori di zucca , perchè erano aperti solo di prima mattina e bisognava raccogliere solo i fiori maschi. Dopo, si passava ai pomodori , grandi e cherry, di varie qualità. La maggior parte erano varietà importate dall’America, mai viste prima. Si tornava, procedendo con la pulizia dei fiori di zucca: con un pennello e una pinzetta, si toglievano gli insetti e la terra; poi si mettevano nei contenitori, già contati e pronti per la vendita e, infine, riposti in frigorifero. ...

28/07/2024 TERZA ESPERIENZA WWOOFING

Un’altra notte insonne da aggiungere alla collezione. Il caldo è infernale . Axel ansima con il suo alito pestilenziale. Chiara non ce la fa più e si rifugia sul divano. Mi chiede di tenere aperte le finestre, ma io non cedo. Di notte non si può, solo gli oblò restano aperti. Axel, abbaia, mi vuole avvisare di qualcosa. Pensiamo di essere soli, mi affaccio e vedo un ragazzo che porta a spasso il cane nell’area camper a un’ora assurda. Più tardi, arrivano dei tipi in macchina, si piazzano con il cofano aperto. Pensiamo che ci dormano dentro, ma poi, nel cuore della notte, se ne vanno all’improvviso. Tutto senza senso. Noi siamo un bagno di sudore . Dobbiamo stare attenti agli oblò perché ogni mezz’ora minaccia di piovere e alla fine cadono due gocce di fango. La notte passa. Ma perché siamo qui? Questa sera siamo diretti alla nostra terza esperienza WWOOFING . Questa volta proviamo qualcosa di diverso: una tenuta agricola che vende i suoi prodotti a ristoranti e mercati locali. La tenu...

dal 28.09.2024 al 01.10.2024 PORTO VIVE

Porto , o Oporto , una delle città più antiche del Portogallo, iniziò come un piccolo villaggio celtico alla foce del fiume Douro . I Romani la trasformarono in un porto commerciale di rilievo, da cui deriva il nome del Portogallo. Conosciuta anche come “ la città invitta ”, perché non è mai stata sconfitta militarmente. Attraversiamo Vila Nova de Gaia , una cittadina situata sulla riva meridionale del fiume Douro, proprio di fronte al centro storico di Porto, verso cui siamo diretti. Arriviamo al Ponte Dom Luis I , il simbolo iconico della città. Progettato da un allievo di Eiffel, richiama il suo stile. Ha due livelli: quello superiore per pedoni e metropolitana, quello inferiore per le macchine. Intorno a noi, una folla inaspettata per questa stagione. Sul ponte, osserviamo il panorama. Da un lato Porto, con il quartiere Ribeira , dall’altro le famose cantine del vino più rinomato del Portogallo. Attraversare quel ponte è complicato. Gente ovunque, che si ferma all’improvviso pe...