17\06\24
E' una di quelle giornate in cui il sole ti scotta la pelle e il sudore cola lungo la schiena come un ruscello. Abbiamo deciso di esplorare le spiagge nascoste.
Le strade del paese deserte, il sole brucia senza pietà e i teloni proteggi-sole si ergono come monumenti alla sopravvivenza estiva.
Avevamo già individuato le “pigne”, quei giovani che si aggirano come fantasmi, sempre un passo avanti a te, quelli che conoscono ogni anfratto, ogni segreto celato tra le fronde degli alberi. Uno di loro, un ragazzo dall’aria smunta, ci aveva incuriosito. Era apparso all’improvviso, come se fosse sbucato da un varco dimensionale. Aveva occhi che sembravano aver visto troppe albe e troppi tramonti e un sorriso enigmatico che nascondeva chissà quali segreti. Lo abbiamo seguito attraverso la boscaglia, fino a una radura nascosta. Lì, tra canneti e rocce, in una rientranza nascosta c’era il loro rifugio, fino a una rientranza. Era un luogo in parte naturale, in parte scavato da mani abili. I canneti fungevano da recinzione, e le “case” si fondevano con l’ambiente circostante. Erano baracche di legno e lamiera, con un tetto di paglia e pareti coperte di graffiti. Dentro, una famiglia intera viveva come animali selvatici. I bambini correvano scalzi, mentre gli adulti si godevano birra fredda, seduti su vecchi cuscini. Era il loro nido, un posto invalicabile per chiunque non appartenesse a quel mondo.
Superata la baraccopoli, la spiaggia si apre davanti a noi. Chioschi colorati, ombrelloni privati e bagni pubblici ogni duecento metri. Il turismo qui ha fatto il suo lavoro, trasformando il paradiso in un parco divertimenti. Ma noi volevamo di più. Attraversiamo la spiaggia e raggiungiamo una rientranza naturale tra due rocce. La nostra oasi felice, ci fermiamo a guardare il mare, a giocare con Axel e arrampicarci sulle rocce piene di conchiglie.
Continuiamo, scopriamo un'altra spiaggia, i chiringuitos e il turismo qui sono solo un lontano ricordo. La sabbia si estendeva all’infinito, la natura faceva il suo corso senza interferenze umane.
E fu qui che li incontrammo: la famiglia di hippie. Lui, con la barba lunga e gli occhi persi nel vuoto, sembrava un guru smarrito tra le onde. Lei, con i capelli intrecciati di fiori e il sorriso di chi ha visto il mondo da un’altra prospettiva, era la figlia del bosco. Si muovevano al ritmo di una musica techno che proveniva da chissà dove, e il fumo dell’erba aleggiava nell’aria.
I bambini, selvaggi e liberi, giocavano nell’acqua. Saltavano tra le onde, ridendo e gridando come piccoli dèi pagani. Noi ci accontentammo di osservare.
Il sole cala, tingendo il cielo di arancio e rosa. Decidiamo di tornare indietro, ma prima di lasciare quella spiaggia selvaggia, ci voltiamo a guardare il sole nascondersi dietro l'orizzonte mentre le onde ci bagnano i piedi. Il nostro nido d’amore ci attende.
18\06\2024
Per sgranchire le gambe, un giro a Nerja, con le sue spiagge a sinistra e il centro storico a destra, ma sembrava non poterci offrire niente di nuovo. L’unica cosa ancora da segnalare è che qui hanno girato la vecchia serie “Verano Azul”, un classico della TV spagnola. La trama? Un gruppo di ragazzini che si annoiano e creano "avventure" durante le vacanze estive. Un classico dell’adolescenza. È così famosa che hanno persino dedicato un parco con la replica della barca del telefilm. Noi, non avendola mai vista, non ci abbiamo trovato nulla di speciale.
Ad un certo punto, tra le vie strette e polverose, scoppia la rissa. Un signore e il proprietario di una bottega si affrontano, spintoni e parole a caso, come se cercassero di esorcizzare i loro demoni. Noi, spettatori involontari, non capivamo il significato di quelle urla e insulti. Poi interviene un altro sconosciuto e li separa. Spettacolo finito. Nel frattempo, Axel, abbaiava come un forsennato, come se volesse far parte della scena, attirando l’attenzione di tutti quelli che non si erano accorti dell'accaduto. La serata si conclude con un tramonto infuocato e con Axel, testardo e coraggioso, che si lancia tra le onde del mare, sfidando le correnti. Addio Nerja.
3 mesi in viaggio.
Commenti
Posta un commento