La solita routine del risveglio, come un vecchio disco graffiato che continua a suonare la stessa melodia stonata. Chiara si alza con il peso del mondo sulle spalle, il cielo grigio riflette il suo umore. Inizia la giornata strappando le erbacce, ma almeno oggi cambia angolo del giardino.
Arriva lei, "la padrona di casa", con la sua lista di compiti. Lavare i vetri con acqua e sapone, raccogliere more, finire la zuppa di fagioli e, ovviamente, tornare a strappare le erbacce. Mentre le mostra le finestre da pulire, con una confidenza non richiesta, inizia a lamentarsi. Tre buste piene di panni da lavare, tutto da sistemare e pulire, e lei non ce la fa più.
Chiara ascolta, annuisce. Chi ve lo ha fatto fare di prendere in affitto questa masseria enorme? Due vecchi che non ce la fanno a fare niente da soli. Lui è quasi completamente rincoglionito e non ha assolutamente intenzione di aiutarti mai nella vita. Deve pensare solo alla sua arte, non c’è spazio per le faccende domestiche nel suo mondo. Comunque se credono con l'autocommiserazione di farci pena per fare gli sguatteri contenti e sorridenti, hanno sbagliato di grosso.
Io invece ho passato la mattinata con un martello demolitore in mano; il compito di oggi è fare buchi nel terreno per mettere le travi e creare questa struttura per l’uva. Metto le mani avanti, devo bucare dove ci sono piastrelle. Non voglio essere responsabile di questo disastro, quindi vieni tu e fammi vedere come si fa, gli dico. Lui semplicemente schiaccia il tasto e mi mostra come si usa il martello, scalfendo appena una piastrella. Poi me lo rilancia in mano. “Se spacchi le piastrelle intorno al foro, nessun problema,” dice. “Ne ho tante di ricambio". Chissà cosa c’è sotto quelle piastrelle. Scopriamolo. Al massimo vedrò se conoscono il numero di un buon idraulico.
Le misure che si è inventato le ha prese lui, a occhio, con la precisione di un orologio rotto. Fa i suoi calcoli matematici su quanto deve entrare la trave, e poi mi dice di perforare di 40 cm. Segna i punti da bucare con delle pietre appoggiate e se ne va a sedersi in qualche posto, entrando nel suo magico mondo fatto di demenza.
Anche Chiara mi conferma che mentre pulisce le finestre, ogni tanto appare lui, seduto da qualche parte, in botta, che fissa il vuoto. “Tutto a posto, nonno?” . All’improvviso, gli parte lo schizzo e mette musica brasiliana a tutto volume, dicendo che lavorare con la musica è meglio. Considerando che tu non stai facendo assolutamente nulla, mi sembra giusto. Le tre del pomeriggio arrivano finalmente, ma oggi è stato come un turno in fabbrica, solo peggio.
Il pranzo è pronto; zuppa di fagioli. Lei non c’è, almeno per la maggior parte del tempo, e questo è già un sollievo. Ma c’è lui, con la sua bocca pronta a vomitare discorsi politici come un vecchio jukebox rotto. Repubblicano fino al midollo, inizia a parlare e non si ferma più. Noi, seduti lì, annuiamo come burattini, fingendo di apprezzare ogni parola, un’altra battaglia persa in anticipo, non ci sforziamo neanche di controbattere, tanto non capirebbe una parola.
A fine pasto, quando pensavamo di aver scampato il peggio, arriva lei con il suo piano di battaglia. Domani, dice, faremo una grande colazione e alle 12 andremo a Dúrcal per questa festa della musica. E ovviamente, ci portiamo dietro i "boccadillos" per pranzo, paninetti in poche parole, e ci ritiriamo alle 19. Chiara, con la pazienza di un santo, le dice che non vorremmo lasciare il cane da solo per tutte quelle ore. Non è ancora abituato alla casa, potrebbe scappare visto che non hanno un cancello. E sopratutto dopo l'accaduto di ieri non ci sembra il caso di lasciare i tre cani insieme da soli. Ma lei, con la sensibilità e l'empatia che la contraddistinguono, non sente ragioni. La festa della musica è sacra, e noi siamo comparse nel suo spettacolo. Invece di rispondere qualcosa di sensato, ripete la stessa identica pappardella di prima, ma in inglese. Non capisco se ci è o ci fa. Qui ci sale la rabbia, non abbiamo intenzione di passare più tempo del dovuto con loro. Non possono obbligarci a fare qualcosa che non vogliamo. Pensiamo che ci vogliano portare dietro a tutti i costi per non lasciarci soli in casa loro, non certo per fare qualcosa insieme. A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.
Dopo pranzo, lei sbatte tutto nel lavandino come se fosse una discarica. Noi ce ne andiamo senza nemmeno guardare indietro, che se li lavi lei i piatti.
Arriva il momento delle docce. Chiara ci mette cinque minuti, poi tocca a me. Sono sotto l’acqua da due minuti quando sento bussare. È lei; dice a Chiara che anche loro devono farsi la doccia; hanno due bombole per tutta l’estate e non hanno intenzione di comprarne altre. "Potete sbrigarvi?" Certo, come no. Non c’è modo di commentare questa situazione senza essere maleducati. Da mesi ci laviamo in tre minuti, sappiamo cosa significa davvero avere poca acqua e non sprecarla. Non ci sono parole per tutto ciò. Sono dei miserabili, persone squallide. Stiamo parlando di 15 euro di bombola e poi quanto avremmo mai potuto consumare in 3 giorni? Che tristezza.
Per non farci rovinare totalmente la giornata, decidiamo di andare a vedere il tramonto nello stesso punto di ieri. Cani pronti, noi pronti. Vediamo H in veranda con un altro vecchiaccio. Ci saluta, ci chiede di dove siamo. Ovviamente conosce uno che è andato a lavorare a Milano. Mi fa piacere. Li snobbiamo e ce ne andiamo. Oggi non è giornata per conversazioni. Dalla nostra bocca escono solo cattiverie.
La serata si conclude con il tramonto, il ritorno, riso in bianco e pane con camembert, perché, in sostanza, non c’è niente da mangiare. Le scorte di cibo vero le tengono dentro casa, nell’altra cucina. “Tenete, mangiate i nostri avanzi e lavorate, in cambio di un letto e di un pasto miserabile, spendendo il meno possibile.” Una mancanza di rispetto totale, i comportamenti più bassi dell’animo umano. Veramente, sono al limite. Giochiamo a Carcassonne, vinco io. Chiara, impara a giocare.
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