Passa ai contenuti principali

29\06\2024 WWOOFERS EXPERIENCE parte 5

Sabato, finalmente. Il giorno libero. Ci svegliamo a fatica. Axel deve uscire e noi lo seguiamo come zombie. Arriva la colazione, quella famosa, abbondante: tortilla de patatas, pane tostato con burro e marmellata, pomodoro schiacciato con 20 litri di olio e aglio. Che buono! Mangiamo solo una banana e un caffè.

Chiara non sta bene, forse un’influenza in arrivo. Lo dice a L, che le propone del “ginger”, un rimedio miracoloso. Lei accetta, aspettandosi dello zenzero, e invece si ritrova a bere un superalcolico. Meno male che è infermiera. Ci chiede se vogliamo comunque andare a Durcal con loro… ovviamente no. Finalmente soli, pranziamo e poi ci dedichiamo alla scrittura sul pc. Fuori fa caldo, troppo caldo per uscire a camminare.
Verso sera, quando Chiara sta meglio, decidiamo di prendere le biciclette e farci una piccola escursione. Qui vicino ci dovrebbe essere il Rio Verde.
Le bici sono pronte e il trasportino di Axel è sistemato, il suo peggior incubo. Speriamo di abituarlo, altrimenti lo venderemo, perché è solo un altro peso inutile da portare sul camper. Facciamo il primo tratto di strada, ma è tutto in discesa, talmente ripida da frenare a fatica, troppo pericoloso. Ci sono quei due cani liberi che ci inseguono su una strada trafficata. Tutti quelli che passano ci guardano come se fossimo noi i colpevoli di quei cani in mezzo alla strada. Dovrebbe essere illegale, dovrebbero mettere un dannato cancello e recintare per evitare che i cani scappino. Ma qui ognuno fa quello che vuole.
Torniamo indietro, decidiamo di fare il solito percorso verso il mirador, con una deviazione che dovrebbe portarci a valle. Incappiamo in una discesa ripida e mal messa. Leghiamo le biciclette a un albero e proseguiamo a piedi, un percorso sali e scendi nella foresta. Suggestivo, solo vento e i respiri affannati dei cani come colonna sonora.
Nel tragitto, ci rendiamo conto di essere circondati da piante aromatiche selvagge. Ci perdiamo ad annusare e riconoscere le piante, raccogliendo rosmarino, timo e salvia. E pensiamo, perché no? Potremmo conservarli per fare profumi o seccarli.
Il percorso sembra non portare a niente. Nessuna destinazione, nessun cartello. Proseguiamo finché non diventa troppo tardi e ritorniamo al rifugio con molta fatica. Chiara inizia di nuovo a stare male. Arrivati all’entrata della finca, vediamo tre persone che ci fissano. Uno di loro arriva dall’interno della casa. Ci avviciniamo con cautela e il tizio ci chiede se ci sono L e H. Vado a controllare, ma non sono ancora rientrati. Avvisati, restano lì fuori. Entriamo per sistemare le bici sul camper, quando all’improvviso li vediamo entrare. Il tizio si avvicina di nuovo e dice che ha chiamato L, arriveranno a breve. Nel frattempo, si fanno un giro di tutto il giardino e dentro casa, come se fosse un parco pubblico. Una cosa assurda e inquietante. Se avessero fatto una cosa del genere a casa mia, sarei impazzito. Ma questi sono tutti strani. Chiunque passi di lì può entrare in casa loro indisturbato.
Rientriamo, ci chiudiamo in camera e ce ne freghiamo altamente. Affari loro. Dopo dieci minuti, eccoli tutti e cinque in cucina, a fare casino e a divorare tapas. Noi restiamo nel nostro angolo, senza la minima intenzione di uscire. Si sente parlare, musica a tutto volume e ignoranza fino a notte fonda. Io ho fame, e quando finalmente tutto tace, esco in cucina per prepararmi qualcosa da mangiare.
Un panino veloce, con quel che resta della dispensa. Lo appoggio un attimo sul tavolo e Axel decide di saltare e mangiarselo. Sono furioso e me la prendo con lui, ne preparo un altro e quando vado per pulire i piatti, la scoperta: hanno chiuso l’acqua. Non possiamo né pulire né lavarci. Questo fatto segna la definitiva fine di questa esperienza. Abbiamo deciso che domani ce ne andiamo. Nel frattempo, a Chiara sale la febbre.



Commenti

Post popolari in questo blog

29/07/2024-05/08/2024 IL LAVORO NELLA TENUTA

Il lavoro nella tenuta era monotono . Si doveva iniziare alle 8, ma nessuno ci credeva davvero. Soprattutto lei, che non scendeva mai prima delle 9. Se ci andava bene, ci mandava un messaggio sul gruppo per dirci cosa fare e cosa raccogliere per la consegna del mercoledì a Siviglia. Altrimenti, si andava avanti per inerzia , aspettando i suoi ordini. Bisognava annaffiare il giardino intorno alla casa e le varie piante e alberi. Preparavamo le cassette e si scendeva all’orto con la macchina. La raccolta iniziava con i fiori di zucca , perchè erano aperti solo di prima mattina e bisognava raccogliere solo i fiori maschi. Dopo, si passava ai pomodori , grandi e cherry, di varie qualità. La maggior parte erano varietà importate dall’America, mai viste prima. Si tornava, procedendo con la pulizia dei fiori di zucca: con un pennello e una pinzetta, si toglievano gli insetti e la terra; poi si mettevano nei contenitori, già contati e pronti per la vendita e, infine, riposti in frigorifero. ...

28/07/2024 TERZA ESPERIENZA WWOOFING

Un’altra notte insonne da aggiungere alla collezione. Il caldo è infernale . Axel ansima con il suo alito pestilenziale. Chiara non ce la fa più e si rifugia sul divano. Mi chiede di tenere aperte le finestre, ma io non cedo. Di notte non si può, solo gli oblò restano aperti. Axel, abbaia, mi vuole avvisare di qualcosa. Pensiamo di essere soli, mi affaccio e vedo un ragazzo che porta a spasso il cane nell’area camper a un’ora assurda. Più tardi, arrivano dei tipi in macchina, si piazzano con il cofano aperto. Pensiamo che ci dormano dentro, ma poi, nel cuore della notte, se ne vanno all’improvviso. Tutto senza senso. Noi siamo un bagno di sudore . Dobbiamo stare attenti agli oblò perché ogni mezz’ora minaccia di piovere e alla fine cadono due gocce di fango. La notte passa. Ma perché siamo qui? Questa sera siamo diretti alla nostra terza esperienza WWOOFING . Questa volta proviamo qualcosa di diverso: una tenuta agricola che vende i suoi prodotti a ristoranti e mercati locali. La tenu...

dal 28.09.2024 al 01.10.2024 PORTO VIVE

Porto , o Oporto , una delle città più antiche del Portogallo, iniziò come un piccolo villaggio celtico alla foce del fiume Douro . I Romani la trasformarono in un porto commerciale di rilievo, da cui deriva il nome del Portogallo. Conosciuta anche come “ la città invitta ”, perché non è mai stata sconfitta militarmente. Attraversiamo Vila Nova de Gaia , una cittadina situata sulla riva meridionale del fiume Douro, proprio di fronte al centro storico di Porto, verso cui siamo diretti. Arriviamo al Ponte Dom Luis I , il simbolo iconico della città. Progettato da un allievo di Eiffel, richiama il suo stile. Ha due livelli: quello superiore per pedoni e metropolitana, quello inferiore per le macchine. Intorno a noi, una folla inaspettata per questa stagione. Sul ponte, osserviamo il panorama. Da un lato Porto, con il quartiere Ribeira , dall’altro le famose cantine del vino più rinomato del Portogallo. Attraversare quel ponte è complicato. Gente ovunque, che si ferma all’improvviso pe...