La febbre brucia le ossa a Chiara, e la vita sembra una barzelletta di cattivo gusto. Svegliarsi è una tortura, e ogni movimento per lei è un atto di pura sopravvivenza. Era l'ora di tagliare la corda.
L emerge, in costume da bagno e tappetino yoga sotto braccio; uno schifo, mi sarei voluto cavare gli occhi piuttosto che assistere a quella scena, pronta per il suo rituale di yoga. "Sto male", Chiara le spara, "e non ha senso restare". Lei, con la grazia di un bulldozer, serve un "ok" gelido e ci rimanda alla terrazza per gli addii, troppo impegnata a contorcersi in posizioni improbabili per perdere tempo con noi e mostrare un minimo di empatia.
Convenevoli patetici, scambiati con la stessa passione di un bacio della zia morta, sono una farsa. Chiedo di H, per dovere di quella cortesia che loro hanno dimenticato; il grande saggio del water, cagava il signore e noi li ad aspettare che finisse.
Ci interroga sul nostro prossimo errore di viaggio e non ha niente di meglio da offrire che domande banali e consigli ignoranti. "Forse è Covid", suggerisce poi la nostra infermiera no-vax, "qui in Spagna va di moda, ma in due giorni sei nuova", come se fosse una diagnosi di conforto. E così, scopriamo che i nostri ospiti sono un cocktail di ignoranza: trumpiani, no-vax e, probabilmente, complottisti. Un tris vincente per chiudere questo schifo. Finalmente, fuggiamo da quella casa.
Bilancio dell'esperienza? Un nulla cosmico. Non abbiamo imparato nulla, nè tecniche agricole, né tecniche di permacultura, né lo spagnolo. Tranne che la loro dieta è un insulto alla gastronomia.
Il colpo di scena? La loro agricoltura è un affronto alla natura. Vivono in un paradiso terrestre e comprano insalata in busta, già lavata e tagliata. Nessuna traccia di prodotti genuini, solo plastica e surgelati. E la raccolta differenziata? Un'utopia, un concetto troppo avanzato per le loro menti semplici.
Almeno avevamo il bagno, con la sua generosa offerta di cinque minuti di acqua calda, seguiti da un bagno di colpe sotto l'acqua gelida. Un'ipocrisia così densa che potresti tagliarla con un coltello. Ci hanno etichettato come "mangia spaghetti" e "gente che lavora per cibo", umiliandoci davanti anche ai loro amici pensando che non capissimo cosa stessero dicendo. Voi si che avete capito tutto di questa associazione.
La nostra fuga verso Nerja, di nuovo, è un ritiro tattico. Io sono esausto, Chiara è un relitto umano, sperando che la Tachipirina sia il suo salvatore. Crolliamo nel nostro vecchio parcheggio, sconfitti ma liberi, mentre la febbre sale e i dolori la divorano.
Abbiamo toccato con mano una cultura, sì, ma solo il lato oscuro, un tuffo in acque gelide che ci ha lasciato solo il desiderio di fuggire. Il loro comportamento viscido e falso ci ha fatto passare la voglia di altre esperienze; non hanno capito nulla di noi o del vero spirito del WWOOF, che ci ha condotto fino li. Un'esperienza da dimenticare, o forse da ricordare solo come l'ennesima lezione di vita.
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