1\09\2024
Il vento gelido sferza il viso, portando con sé l’odore salmastro dell’oceano. Parcheggiamo vicino al faro, Cabo de São Vicente, l’ultimo respiro dell’Europa, dove il mondo finisce.Nel parcheggio, venditori ambulanti offrono ponchi di lana e cibo caldo. Il faro è chiuso,non importa. La sua presenza è sufficiente a evocare storie di marinai e naufragi. L’ultimo pezzo di terra che quei dannati marinai vedevano prima di buttarsi nell’abisso dell’Atlantico. Poveri diavoli, guardavano l’orizzonte sapendo che oltre c’è solo l’incertezza, con quella maledetta nostalgia che ti prende allo stomaco. È facile immaginare le famiglie che salutano i loro cari, con gli occhi pieni di lacrime e il cuore pesante, mentre la nave si allontana e Cabo de São Vicente diventa solo un puntino all’orizzonte.
Hai mai sentito quella stretta al cuore, quella voglia di tornare indietro ma sapendo di non potere? Ecco, quella è la “saudade”.
In questo posto , c’è una storia che si racconta. Parla di San Vincenzo di Saragozza. Il corpo del santo, gettato in mare dai suoi persecutori, si arenò qui, legato a un macigno. Il mare, impassibile e crudele, lo restituì alla terra. E così, su questa spiaggia, il santo trovò il suo ultimo riposo, legato a quel macigno come un segno del destino.
Le scogliere si innalzano maestose, oltre i 75 metri sopra l’Atlantico, un muro di roccia contro l’infinito blu. Guardando giù, l’immensità dell’oceano ci lascia senza fiato. Passeggiamo avanti e indietro, godendoci lo spettacolo maestoso, cercando di afferrare un po’ di quella vastità. Una folata di vento mi strappa il cappellino, e penso che l’oceano l’abbia preso per sempre. Mi affaccio, maledicendo il vento e la mia sfortuna, ma poi lo vedo lì, impigliato in un cespuglio sul bordo. Con mille imprecazioni, mi sporgo per recuperarlo. Chiara, terrorizzata, mi urla contro. Ma alla fine, ecco il cappellino di nuovo in testa.
Il parcheggio è pieno di van e camper, pronti per la notte, nonostante il divieto. Lungo tutta la costa fino alla fine del Parco Naturale del Sud-Ovest Alentejano e Costa Vicentina, le scogliere si innalzano imponenti, con qualche spiaggia sparsa qua e là. Si può sostare dalle 8 alle 22, ma dal 2021, essendo area protetta, hanno messo divieti ovunque . Nei comuni, possiamo fermarci per un massimo di 48 ore.
I supermercati offrono qualche posto per i camper dove poter dormire. Così, per la notte, andiamo all’Aldi di Vila Bispo. Il paese è piccolo e insignificante, ma ben tenuto. La sera, la temperatura scende e il vento ci fa sentire il freddo ancora di più, costringendoci a indossare il giubbotto.
Dopo questa tappa, finisce l’Algarve e inizia la la Costa Vicentina. I parcheggi sono pochi, cercheremo di esplorarla percorrendo tratti della Rota Vicentina, seguendo il Sentiero dei Pescatori che costeggia l’oceano, offrendo viste spettacolari, attraversando spiagge deserte e scogliere imponenti.2\09\2024
Oggi, cambio di programma all’ultimo minuto. Stavamo
per andarcene, ma abbiamo trovato un’escursione che ci ha fatto venire
voglia di camminare nel nulla per ore, senza un motivo preciso.
Questa
zona non è turistica, non c’è nessuno. La mattina scorre tranquilla,
partiamo verso le scogliere, il vento tagliente in gola. Camminiamo per
un’ora, attraversando la periferia del paese. Piccole casette di
pastori, pecore e vacche al pascolo. Campi coltivati, campi desolati,
boschi immensi. Il nulla più totale. Solo noi e il silenzio, rotto dal
vento. La giornata è limpida. La strada è di terra rossa, impossibile
perdersi. In lontananza, un edificio. Avvicinandoci, diventa una casetta
abbandonata sulla scogliera, con graffiti interessanti all’interno.
Quanto ci piacerebbe vivere qui. A destra, una spiaggia dorata, con
qualche surfista coraggioso. A sinistra, l’infinito del niente. Solo il
verde della vegetazione, il rosso della terra, la roccia nuda e
l’oceano.
Seduti, contempliamo il paesaggio in silenzio. Ci sono
posti che per alcuni non hanno niente di speciale, non segnati sulla
mappa, ma per altri sono indimenticabili, come questo posto per noi. Decidiamo di continuare. In
questi luoghi, il tempo non esiste. Parliamo di tutto, come se qualcosa
qui ci spingesse a rivelare tutto ciò che abbiamo dentro. Camminiamo per
ore. Troviamo un’altra spiaggia incontaminata. Qualche intrepido
camperista è arrivato fin lì. Troviamo un punto tra due rocce, dove il
vento è così forte che ti sposta e ti spezza la voce, solo in quel punto
preciso. Axel si trasforma in Dumbo, sembra che stia per prendere il
volo. Giochiamo un po’ con lui, finché ci rendiamo conto che il sole sta
tramontando e ci aspettano altre due ore di cammino. A malincuore,
torniamo indietro al nostro rifugio. Ci addormentiamo felici.
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