Passa ai contenuti principali

10-11-12/07/2024 UNA VITA SEMPLICE

In quei giorni, il lavoro era sempre lo stesso: irrigare i campi, controllare i tubi, strappare la graminia e nutrire le galline. Ma i momenti migliori erano nel tempo libero. Giocavamo lungo il fiume con Axel e Cuca, visitavamo fattorie con tori monumentali, bestie enormi oltre i 500 kg. Incontravamo il pastore che ogni giorno, alla stessa ora, portava il gregge a pascolare lungo il fiume in secca. Raccoglievamo ceste di arance dal giardino per fare spremute per tutta la famiglia.

Prendevamo lezioni di spagnolo con l’Abuela, che voleva imparare l’italiano. Con un vecchio libro ci aiutavamo a vicenda. Scrivevamo e leggevamo. Alcune ore erano così calde che uscire significava bruciarsi vivo.
La sera, quando il sole si nasconde e il mondo si calma, ci ritroviamo con lui. I figli sono lontani, in vacanza con la madre. Ceniamo insieme, birra in mano, parlando di tutto. Il vecchio tavolo di CARROM diventa il nostro campo di battaglia, un gioco indiano simile al biliardo, ma con pedine e le dita al posto della stecca. Ci insegnava esercizi di respirazione per aumentare la capienza polmonare e rilassarci. Dopo ogni seduta, ci sentivamo come se avessimo corso a perdifiato, poi subito dopo vuoti.
Ci ha dato brevi lezioni con strumenti musicali, Chiara e io ci provavamo con la chitarra e il flauto traverso, ma eravamo negati. Lui, invece, suonava e cantava. Un giorno ci fece una sessione di canzoni in spagnolo, arabo e tedesco. Aveva anche registrato un CD amatoriale con un amico, perché cantava davvero bene.
Inoltre pratica immersioni e pesca con la fiocina. Ci raccontava delle difficoltà delle immersioni e ci mostrava tutti i pesci della zona con un libro. Una volta ha preso una razza e, con l’aiuto di Chiara, la puliscono e poi friggono per pranzo. Era buona, non l’avevamo mai assaggiata prima.
Un altro giorno, preparò il gazpacho con i prodotti freschi dell’orto. Ci sorprese servendolo con cubi di ghiaccio, una bevanda rinfrescante per la merenda. Non so come fanno a mangiarsi sta roba, è veramente una pietanza pesante.
Mentre eravamo insieme, ci raccontava le sue avventure per il mondo, mostrandoci gli album di fotografie di quando era giovane. Lui nella giungla in Messico, dormiva sugli alberi con l’amaca, cibandosi di ciò che trovava. All’inizio con una guida, poi da solo con un amico. Diceva che erano partiti in un periodo pericoloso, con rivoluzioni in corso e controlli militari ovunque. Ma a loro non importava, fragandosene avevano dormito anche dentro un tempio Maya, proibito e pattugliato. Erano riusciti ad eludere le guardie parecchie volte.
Ci raccontava di quando si trovò faccia a faccia con un grizzly in un parco naturale in America. Ci parlava dell’Argentina, dove aveva vissuto per un po’ di tempo, e ci mostrava le foto di quegli anni, accompagnate da oggetti recuperati durante i suoi viaggi: un machete, strumenti musicali, vestiti fatti da artigiani locali. Si apriva e ci raccontava della sua ex moglie. Diceva di aver superato la separazione, ma nei suoi occhi si vedeva ancora la tristezza, non tanto per l’amore finito, ma per il progetto che avevano costruito insieme, che ora portava avanti da solo. Nonostante tutto, ora aveva una relazione felice con una donna che aveva conosciuto 15 anni fa a Gran Canaria. Vivevano una relazione a distanza, ma sembravano felici. 
La felicità non viene dalle circostanze esterne, ma da come scegliamo di vivere e apprezzare ogni momento. Facile a dirsi, difficile a farsi. Anche nelle difficoltà, c’è sempre spazio per la bellezza, la connessione e la crescita personale. Lui, in questi giorni, ci sta insegnando queste cose. Anche se sono concetti difficili da digerire per due persone come noi, che hanno sempre pensato che tutto quello che ci succedeva fosse una merda senza speranza. Ma con un buon lavoro di squadra, forse riusciremo a migliorare, un passo alla volta.

Commenti

Post popolari in questo blog

18\03\2024 CHE IL VIAGGIO ABBIA INIZIO!

 Buscate . Mezzanotte e mezza, notte fonda e strade vuote. Emozioni? Io sto tranquillo – forse troppo; l’attesa mi ha reso nervoso. Per Chiara è diverso: aveva dovuto dire addio alla sua famiglia, una scena che avevo già vissuto prima di lasciare la Sardegna. Autostrada deserta, musica a tutto volume, l’ultima sigaretta, un regalo involontario di un amico rumeno – piccole gioie dell’autogrill. E poi via, a macinare chilometri e pagare pedaggi senza vedere niente di quello che ci circonda. Aix-en-Provence ci accoglie all’alba, in un parcheggio polveroso di un campo sportivo. A due passi da Marsiglia, un posto pieno di ragazzi con i libri sotto il braccio e sogni di legge e letteratura nelle teste. Cezannè ? Sì, il vecchio ha lasciato la sua impronta qui con il suo dipinto (visto solo su uno schermo). La montagna di Sainte Victoire ? Solo un’ombra in lontananza. I commenti li lascio agli altri. “La città delle mille fontane”, un titolo che suona come una promessa non mantenuta. Ci siamo

20\03\2024 COLORADO PROVENZALE,ALLA RICERCA DELL'OCRA

    Questa mattina, durante la solita marcia forzata per i bisogni di Axel, ho incrociato un esemplare locale armato di cane. Non ho capito una parola di quello che diceva, ma ho intuito che voleva sapere il sesso del mio cane. “È boy!” le ho detto, e lei sembrava soddisfatta, come se quella notizia le avesse illuminato la giornata. Non importa quanto lontano vai, incontrare qualcuno con un cane è come entrare in una setta segreta dove questo tipo di domande sono un rituale. Dopo la colazione, ci siamo diretti verso il Colorado Provenzale , un posto dove le rocce sono scolpite dal tempo e dall’uomo, un canyon colorato, con camini di fata che vanno dal giallo al rosso fuoco. Abbiamo seguito un sentiero per un’ora e mezza, salendo e scendendo, per goderci la vista da diversi punti panoramici. Un paesaggio unico, mai visto prima.  Durante l’escursione, ogni tanto si sentiva qualcuno urlare. Ci siamo imbattuti in un gruppo di ragazzi, probabilmente della nostra età, anime

19\03\2024 RUSTREL TRA ASINI E LAVANDA

Partiamo nel tardo pomeriggio ; Rustrel è la nostra meta. Durante il tragitto, una sosta all’U Drive è d’obbligo: quel supermercato ci regala la gioia di scaricare la merda senza rimorsi, dove ogni pieno è un piccolo trionfo e ogni scarico un addio necessario. Le stradine di campagna ci guidano verso un ponte che sembra un errore di calcolo: due metri di altezza contro i 2,90 del nostro Laika, un dettaglio che il navigatore non ha ritenuto importante segnalare per alimentare la nostra sete di avventura. Un signore ci salva dalla nostra ignoranza, con gesti che trascendono la barriera linguistica; chilometri dopo, un altro signore ci rimette sulla retta via dopo un mio errore di percorso. I francesi, si scopre, hanno un cuore grande quanto il loro paese (sarcasmo). Arrivati a destinazione, ci siamo parcheggiati su un terreno di ghiaia, accanto a un altro camper: due gusci di metallo in un mare di indifferenza. Chissà che faccia ha, che cosa pensa, che esistenza vive l’a