17.07.2024
Axel, all’alba, con la fiatella, faceva un casino infernale nel camper. Non faceva caldo, si stava bene, ma lui non la smetteva. Ho provato a calmarlo un paio di volte, ma alla fine ha vinto lui. Ho aperto gli occhi e lì, davanti a me, c’era la sua merda. Di nuovo. Un po’ anche sul tappeto, ma almeno niente pipì stavolta. La pulizia è stata più semplice. Buongiorno e buon risveglio… grazie, Axel.
Dopo aver pulito, ci mettiamo in marcia verso Grazalema. Tornanti e strade strette, in buono stato. Parcheggiamo lungo la strada, in uno spiazzo con vista sulla valle. Il paesaggio è suggestivo, il paese sembra carino da lontano. Un altro pueblo blanco, ma con un microclima unico: piove più qui che in tutta l’Andalusia. La vegetazione è rigogliosa, il villaggio è nel Parco Naturale della Sierra de Grazalema, una Riserva Mondiale della Biosfera dell’UNESCO.
Andiamo verso il paese e in mezz’ora abbiamo visto tutto: strade strette acciottolate medievali, piccole piazze, un paio di chiese, case imbiancate a calce e punti panoramici.
In vari punti della città c’erano delle barriere, recinzioni per blindare la città. Lunedì ci sarà la festa popolare “Toro de Cuerda”: legano una corda ai corni di un toro e lo lasciano libero per le strade. La gente interagisce con l’animale. Una tradizione taurina. Un po’ di adrenalina, un po’ di follia.
Abbiamo visto i cartelli delle bestie che attraverseranno il paese, il più grosso pesa 560 kg. Il caldo inizia a farsi sentire, così torniamo verso il camper. Lungo la strada, incrociamo l’Abies Pinsapo, un abete preistorico, esiste solo qui ed è molto raro.
Al camper, scopriamo un nuovo vicino: un giapponese con un bambino e due cani di grossa taglia. Abbaiano spesso e lui li minaccia con imprecazioni giapponesi, stile karateka, che risuonano fino al paese. Domani faremo qualche escursione, perché il posto merita.
18.07.2024
Il sole non è ancora alto, ma già il sudore ci cola sulla fronte. La notte è stata tranquilla, i parcheggi di questi paesi di montagna ti danno un senso di sicurezza. Nessuno in giro, solo il silenzio. Un silenzio che ti permette di riposare davvero. Grazie, montagna.
Tentiamo un’escursione. Il cielo è grigio e minaccia pioggia, quasi la aspettiamo con ansia.
Prendiamo un sentiero, circondati da piante e alberi. Proviamo a riconoscerli, ma senza successo. Ogni nome che spariamo è sbagliato. La tecnologia ci viene in soccorso: scannerizziamo le piante, una ad una, e le identifichiamo, finendo nel nostro Pokedex, "Gotta catch 'em all!" . Ci sentiamo i nuovi pionieri delle piante selvatiche, esploratori di un mondo verde e sconosciuto.
Arriviamo al punto più interessante del parco, solo per trovare la strada sbarrata. Tutto chiuso per lavori, così come l’altro sentiero che potevamo prendere. Delusi, ci fermiamo in una zona coperta, con tavoli e panchine. Alla fine non ci resta altro da fare che tornare indietro.
Beviamo ininterrotamente, rimanendo sempre senz’acqua. Le bottiglie da 8 litri finiscono in un giorno. Torniamo al pueblo a fare scorta. Ci serve un’area di servizi, non possiamo rimandare, quindi siamo costretti ad andare via. Facciamo una strada di montagna, non incontriamo macchine, solo gente che cammina a bordo strada, alcuni a cavallo.
Arriviamo in questo pueblo, sempre in mezzo alle montagne, ma molto più caotico.
Raggiungiamo l'area sosta, un parcheggio enorme pieno di macchine e persone. Ci fermiamo a fare le nostre operazioni di carico e scarico, ma arrivano dei ragazzini, un'orda , a fumare erba e fare casino con le loro moto, sono belli molesti e siamo circondati.
Non si curano di noi. Solo quando due di loro decidono di sedersi proprio dove esce l’acqua di scarico, con gentilezza chiediamo di spostarsi e chiedendoci scusa se ne vanno via in fretta. Ci mettiamo in un angolo, i posti sono tutti occupati, e ci prepariamo per passare la notte.
I ragazzini aumentano. Uno con uno scooter continua a fare avanti e indietro per il parcheggio. Quelli con le bici impennano e fanno slalom tra le macchine. Con noi ci sono altri dieci camper che cercano di dormire. Alcuni residenti, con tanto di macchina della ditta e le immancabili roulotte parcheggiate lì dal lontano '68 e mai più spostate. Speriamo di riuscire a dormire e domani andare via da qui.
PS: 4 MESI IN VIAGGIO. E siamo ancora qua, chi l'avrebbe mai detto.
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