21/07/2024
Tarifa. La destinazione che chiama i vagabondi del vento e del mare. Se hai un van, una tavola da surf, o un camper, è una di quelle tappe che devi fare, senza scuse . Chi siamo noi per rinunciare a questa esperienza? Carichi di aspettative, alimentate da chiunque abbia mai messo piede in questa cittadina.
Il punto più meridionale d’Europa, dove il Mediterraneo e l’Atlantico si incontrano in un abbraccio eterno, il vento non smette mai di soffiare. In una giornata limpida, l’Africa si staglia all’orizzonte, un miraggio che sembra quasi a portata di mano.
Cerchiamo di raggiungere il parcheggio scelto, ma il traffico è un incubo e ogni angolo di questo paese è invaso da camper e van. Facciamo un sacco di giri, cercando un posto dove il vento non ci sferzi troppo. I punti migliori sono già presi, c’è un continuo via vai, siamo sicuri che qualcosa si libererà.
Troviamo l’unico parcheggio libero, davanti a un Burger King, a bordo strada. Siamo vicinissimi alla spiaggia, a pochi minuti a piedi, invece di andare diretti, prendiamo un sentiero che porta all’interno del Parco Naturale del Estrecho. Costeggiamo l’infinita e immensa spiaggia, lasciandoci alle spalle il caos. Il percorso è una passerella di legno, con punti di osservazione per il birdwatching. Camminiamo per chilometri, fino a vedere in lontananza un enorme sciame di persone tutte impegnate a domare il vento e le onde con le loro tavole da windsurf e kitesurf. Uno spettacolo impressionante, tutte concentrate in un unico punto, come se il vento stesso le avesse chiamate a raccolta.
Sosta in spiaggia, è il momento di Axel! Gli togliamo la pettorina, libero e selvaggio, corre verso il mare come se fosse posseduto. Si tuffa, si rotola nella sabbia, noi lo guardiamo, sapendo che chiamarlo è inutile. La spiaggia è un paradiso deserto, la più bella vista fino a ora: sabbia fine, dune bianche e alte, chilometri di solitudine. Nessuno in vista, forse scoraggiati dal vento troppo forte. Il mare è agitato, non adatto per nuotare, quindi niente famiglie, niente folla.
Quando la bestia ha finito di scatenarsi, ci dirigiamo verso il centro della città. Locali e ristoranti, negozi di artigianato, vestiario e accessori per il surf. Di storico, abbiamo visto il Castello di Guzmán el Bueno, le mura difensive, diverse torri e la Puerta De Jerez, l’unica rimasta delle antiche mura moresche e la Iglesia di San Mateo, la chiesa principale.
Il porto è lì, con i traghetti che vanno e vengono dal Marocco. La Isla de las Palomas, con il suo faro, fa parte del parco naturale. È collegata alla terraferma, ma finisce in una zona militare. Puoi visitarla, ma solo con una guida e una prenotazione. Le strade del centro sono piene di gente, rendendo difficile camminare. Torniamo verso la spiaggia, dove assistiamo a un tramonto infuocato. La bellezza cruda e semplice della natura.
Cerchiamo di raggiungere il parcheggio scelto, ma il traffico è un incubo e ogni angolo di questo paese è invaso da camper e van. Facciamo un sacco di giri, cercando un posto dove il vento non ci sferzi troppo. I punti migliori sono già presi, c’è un continuo via vai, siamo sicuri che qualcosa si libererà.
Troviamo l’unico parcheggio libero, davanti a un Burger King, a bordo strada. Siamo vicinissimi alla spiaggia, a pochi minuti a piedi, invece di andare diretti, prendiamo un sentiero che porta all’interno del Parco Naturale del Estrecho. Costeggiamo l’infinita e immensa spiaggia, lasciandoci alle spalle il caos. Il percorso è una passerella di legno, con punti di osservazione per il birdwatching. Camminiamo per chilometri, fino a vedere in lontananza un enorme sciame di persone tutte impegnate a domare il vento e le onde con le loro tavole da windsurf e kitesurf. Uno spettacolo impressionante, tutte concentrate in un unico punto, come se il vento stesso le avesse chiamate a raccolta.
Sosta in spiaggia, è il momento di Axel! Gli togliamo la pettorina, libero e selvaggio, corre verso il mare come se fosse posseduto. Si tuffa, si rotola nella sabbia, noi lo guardiamo, sapendo che chiamarlo è inutile. La spiaggia è un paradiso deserto, la più bella vista fino a ora: sabbia fine, dune bianche e alte, chilometri di solitudine. Nessuno in vista, forse scoraggiati dal vento troppo forte. Il mare è agitato, non adatto per nuotare, quindi niente famiglie, niente folla.
Quando la bestia ha finito di scatenarsi, ci dirigiamo verso il centro della città. Locali e ristoranti, negozi di artigianato, vestiario e accessori per il surf. Di storico, abbiamo visto il Castello di Guzmán el Bueno, le mura difensive, diverse torri e la Puerta De Jerez, l’unica rimasta delle antiche mura moresche e la Iglesia di San Mateo, la chiesa principale.
Il porto è lì, con i traghetti che vanno e vengono dal Marocco. La Isla de las Palomas, con il suo faro, fa parte del parco naturale. È collegata alla terraferma, ma finisce in una zona militare. Puoi visitarla, ma solo con una guida e una prenotazione. Le strade del centro sono piene di gente, rendendo difficile camminare. Torniamo verso la spiaggia, dove assistiamo a un tramonto infuocato. La bellezza cruda e semplice della natura.
22/07/2024
All’una di notte mi sveglio di soprassalto. La discoteca è a meno di 100 metri, con l’ingresso nella via parallela, e la musica rimbomba come se fosse dentro al camper. Provo a leggere per riaddormentarmi, ma è inutile. Alle 3 di notte sono ancora lì, con gli occhi sbarrati, e il volume della musica è raddoppiato. Il reggaeton, con il suo ritmo fisso e monotono, sembra la stessa dannata canzone messa in loop per ore.
Questo strazio dura fino alle 5:30. Urla e risate isteriche ogni tanto, ma la musica… quella mi fa uscire fuori di testa. Mi fa veramente schifo, ma quel tipo di schifo che ti rende nervoso da quanto è brutto. Non riesco a prendere sonno fino a che non spengono quella merda.
Ne pagherò le conseguenze, ed è già la terza notte che non dormo. Un altro giorno da affrontare con gli occhi pesanti e la mente annebbiata. Mi sveglio tardi, a pezzi. Chiara prova a tirarmi giù dal letto presto, ma niente da fare. Alla fine, mi lascia dormire e mi prepara una colazione che mi rimette in sesto. Sa sempre come farmi felice.
Decidiamo di fare un giro in centro, senza fretta, con il cane al seguito, l’unica cittadina fin'ora dove possiamo entrare tranquillamente nei negozi con il cane. Devo dire che, alla fine, questa Tarifa non è affatto male; ci sta piacendo parecchio.
Torniamo al camper e decido che va spostato, subito. Un’altra notte con quel maledetto reggaeton e impazzisco. Lo parcheggiamo vicino al mare, dietro un muro, per cercare di proteggerci dal vento.
Raggiungiamo la spiaggia, come ieri. Passeggiamo, facciamo giocare Axel. I tramonti qui sono incredibili, tutto si tinge di arancione, con giochi di luci e ombre che ti lasciano senza fiato. Scattiamo qualche foto, ma soprattutto ci godiamo ogni istante, come se fosse il primo e l’ultimo. Vediamo anche gente a cavallo passeggiare tranquilla sulla spiaggia. Per oggi, siamo felici così.
Questo strazio dura fino alle 5:30. Urla e risate isteriche ogni tanto, ma la musica… quella mi fa uscire fuori di testa. Mi fa veramente schifo, ma quel tipo di schifo che ti rende nervoso da quanto è brutto. Non riesco a prendere sonno fino a che non spengono quella merda.
Ne pagherò le conseguenze, ed è già la terza notte che non dormo. Un altro giorno da affrontare con gli occhi pesanti e la mente annebbiata. Mi sveglio tardi, a pezzi. Chiara prova a tirarmi giù dal letto presto, ma niente da fare. Alla fine, mi lascia dormire e mi prepara una colazione che mi rimette in sesto. Sa sempre come farmi felice.
Decidiamo di fare un giro in centro, senza fretta, con il cane al seguito, l’unica cittadina fin'ora dove possiamo entrare tranquillamente nei negozi con il cane. Devo dire che, alla fine, questa Tarifa non è affatto male; ci sta piacendo parecchio.
Torniamo al camper e decido che va spostato, subito. Un’altra notte con quel maledetto reggaeton e impazzisco. Lo parcheggiamo vicino al mare, dietro un muro, per cercare di proteggerci dal vento.
Raggiungiamo la spiaggia, come ieri. Passeggiamo, facciamo giocare Axel. I tramonti qui sono incredibili, tutto si tinge di arancione, con giochi di luci e ombre che ti lasciano senza fiato. Scattiamo qualche foto, ma soprattutto ci godiamo ogni istante, come se fosse il primo e l’ultimo. Vediamo anche gente a cavallo passeggiare tranquilla sulla spiaggia. Per oggi, siamo felici così.
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