28\08\2024
Albufeira, parcheggio della Lidl. L’atmosfera è quella solita, un po’ squallida, un po’ familiare, la gente che ci trovi è sempre storta. Quattro posti per i camper, e noi, con un colpo di fortuna, abbiamo preso l’ultimo; un rifugio per chi cerca un posto sicuro.
C’è chi sogna un parcheggio fronte mare, per aprire la portiera e vedere la natura incontaminata. Noi, ci accontentiamo della vista zingari e del marchio Lidl.
Con i ricordi della nostra visita passata in testa, ci siamo trovati in un’altra realtà quando abbiamo visitato il centro. Gennaio, tutto chiuso. Solo noi due, persi in una città addormentata. Ora, un’invasione di locali turistici della peggiore specie. Cartelloni giganteschi, insegne colorate, promesse di cibo spazzatura e alcool. Locali notturni che imitano Las Vegas. Inglesi e americani ovunque. Bancarelle di cianfrusaglie, eserciti di persone che offrono massaggi, treccine, disegni sulle mani e braccia.
Il posto, di per sé, non ha niente di speciale. Niente di storico. La spiaggia potrebbe essere carina, ma è uguale a tutte le altre della zona. Per raggiungere la parte più alta della città, hanno messo scale mobili e un ascensore che ti porta fino in spiaggia. Se vuoi fare casino, ubriacarti con gli amici e hai soldi da spendere in stronzate, questo è il posto ideale. Ma non per noi. Non è quello che cerchiamo.
In inverno, questo piccolo paese di due vie era romantico, con quella specie di arco scolpito nella roccia, che dal centro storico ti catapultava al mare. Ci piaceva passeggiare per le vie silenziose e la spiaggia con le sue rocce con forme strane. Ma adesso è tutta un'altra storia.
Siamo stati in giro per un po’ in centro, poi ci siamo rinchiusi in camper, promettendoci di andarcene l’indomani. Un ragazzo con denti marci e molti altri assenti, un esemplare da SERT in preda a qualche sostanza sconosciuta, ha voluto sbaciucchiare Axel, facendosi leccare la faccia. Era veramente contento, e noi per lui. Ci ha salutato con un pugno. Sembrava simpatico, anche se non abbiamo capito nulla della sua parlata sbiascicante.
Stavamo lì, a preparare la cena, quando questo tizio italiano si avvicina alla porta, quasi di soppiatto. Ci chiede se può parcheggiare fuori dalla zona camper. Forse voleva solo attaccare bottone e così ha fatto. Inizia a raccontarci del suo viaggio in camper, con moglie e figlio al seguito. Mancavano pochi giorni alla fine delle ferie, poi sarebbe tornato a Cuneo. Era partito dal nord della Spagna, scendendo verso sud, attraversando il Portogallo per evitare il caldo. Snocciolava nomi di posti , senza darci il tempo di rispondere o anche solo di pensare. E poi, come se non bastasse, ha continuato a parlare di altri viaggi in camper fatti negli anni passati. Era un fiume in piena, e noi lì, con la cena che si raffreddava e la testa che girava. Una mitragliatrice umana, esaltato come pochi. E ovviamente, per concludere, la classica frase: “eh ma come l’Italia non ce n’è”. Faceva paragoni con tutti i posti visitati, ma alla fine, l’Italia era sempre la migliore. Peccato, diceva, che non ci sono molti posti per i camper. Eh già, amico, e infatti ogni anno sei in Normandia a farti le ferie, chissà perché.
L’unica cosa che ci ha chiesto è di dove fossimo. Quando ha scoperto che prima vivevamo in Lombardia, ha fatto una brutta faccia, deluso che non fossimo genovesi come scritto sulla targa, "perché come le Cinque Terre, eh!". Eh già.
Buona notte. La Lidl aperta fino a mezzanotte non ci disturba, ci addormentiamo tranquilli.
29\08\2024
Parcheggio in uno sterrato vicino a Benagil. Ci siamo mossi presto, per accaparrarci il posto migliore. Solo noi e un altro camper. Ma non è durato. La gente ha iniziato a spuntare da ogni angolo e in un attimo il posto era pieno.
Abbiamo iniziato a camminare, prima su strada, poi su un sentiero battuto che ci ha portato lungo la costa. Le scogliere si ergevano maestose, scolpite dall’erosione in archi e grotte, un paesaggio suggestivo. Piccole calette e spiagge nascoste, irraggiungibili dalla nostra posizione, a meno di non partire dalla spiaggia di Benagil con un kayak, una barca o un sup.
Finalmente siamo arrivati sopra la grotta, il simbolo dell’Algarve, quella che tutte le guide mettono al primo posto tra le cose da vedere in Portogallo. Ma noi, vecchi volponi, abbiamo deciso di osservare prima se valesse davvero la pena spendere quei soldi.
Dall’alto, la vista è un caos. Una marea di kayak colorati ammassati come sardine, imbarcazioni che fanno da bus navetta, tagliando l’acqua e passando in mezzo a gente che probabilmente non ha mai visto un remo in vita sua. Persone ovunque, in mare, sulla spiaggia, ogni tanto passa anche un galeone, aggiungendo un tocco di kitsch alla già surreale situazione.
La grotta, bucata dall’alto come un cerchio perfetto, sotto di noi. Una piccola spiaggia nascosta fa capolino tra la folla. La particolarità dovrebbe essere il sole che filtra all’interno, creando giochi di luce. Ma con tutta quella gente, il sole fa fatica a trovare spazio.
Ci sarebbe piaciuto farlo, sembrava divertente. Le poche volte che abbiamo preso una barchetta a remi a noleggio ci siamo divertiti come pazzi. Ma qui, con tutta quella confusione, siamo contenti di non averlo fatto. Proveremo da un’altra parte, dove il mare è meno affollato.
Il sole picchia forte. Decidiamo di tornare indietro, cercando un po’ di ombra, aspettando che le temperature diventino più umane.
Riprendiamo il cammino nella stessa direzione, ma questa volta ci spingiamo oltre, verso il faro.
Tutto intorno è impressionante, con punti particolari e spettacolari, formati dagli effetti del tempo, dell’acqua e dell’aria sulle rocce.
Arriviamo a Benagil, un paese sospeso nel tempo. Composto da due case, semplici e bianche, con i chioschi e i ristoranti che si affacciano sulla spiaggia. I kayak sono pronti, allineati come soldati in attesa, pronti a esplorare la costa.
Superiamo il paese e ci ritroviamo di nuovo sulla scogliera. Camminiamo in silenzio, ascoltando il mare. Ogni tanto ci fermiamo, guardiamo il panorama senza fretta. Questo è il punto più bello. Una scalinata ci porta verso un sentiero, e poi una distesa enorme di scogliere con forme strane e piccole grotte dove puoi guardare dentro. Secondo noi, molto più belle di Benagil.
Ci perdiamo a osservare come la natura è potente, mentre il sole inizia a tramontare. Tutto si colora di rosso. Il faro fa da sfondo. Torniamo al buio, con solo le stelle a guidarci.
Queste uscite sono le nostre preferite. Un luogo che, come tutti i luoghi veri, non ha bisogno di parole e commenti. Questo, pensiamo, dimostra come il tempo e gli elementi possano trasformare radicalmente una roccia che, pur apparendo indistruttibile all’esterno, è in realtà fragile. Allo stesso modo, noi esseri umani cambiamo con il passare del tempo e attraverso le esperienze della vita. Ci trasformiamo continuamente, diventando persone diverse da quelle che eravamo ieri e evolvendoci in ciò che potremmo essere in futuro.
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