05.09.2024
Oggi non c’è molto da dire. Siamo stati in spiaggia. Non è successo nulla di straordinario. Pianificato le prossime tappe e letto qualche curiosità su cose viste in giro. Eccone un paio:
- nella lingua portoghese, la Chiesa cattolica ha deciso di ripulire i giorni della settimana nel Medioevo, eliminando quei vecchi nomi pagani. Così, lunedì è diventato “Segunda-feira”, il secondo giorno. Martedì? “Terça-feira”, il terzo giorno. E così via fino a venerdì, che è “Sexta-feira”, il sesto giorno. “Feira” viene dal latino “feria”, che significa giorno di riposo. Solo sabato e domenica hanno resistito al cambiamento: sabato viene dal latino “Sabbatum”, il giorno di riposo, e domenica da “Dominica dies”, il giorno del Signore.
- Il Gallo di Barcelos, simbolo del Portogallo, lo trovi ovunque, in ogni bancarella e negozio di souvenir. La storia è semplice. Un pellegrino galiziano, accusato ingiustamente di furto, stava tornando a Santiago di Compostela. Condannato a morte a Barcelos, proclamò la sua innocenza. Chiese di essere portato davanti al giudice, che stava pranzando con un gallo arrosto. Il pellegrino disse che il gallo avrebbe cantato per provare la sua innocenza. E il gallo cantò. Il pellegrino fu salvo. Non posso fare a meno di pensare al gallo sardo presente nell’artigianato, nella ceramica e nei tessuti. Non ha una leggenda specifica, ma è lì, come un vecchio amico che non ha bisogno di spiegazioni.
- Abbiamo visto tante arene dei tori, la Tourada portoghese è diversa dalla corrida. I toreri sono a cavallo, i tori non muoiono. Le corna sono coperte, meno sangue, ma la tensione è lì, palpabile.
Domani ci aspetta la terra di Vasco da Gama. Ci siamo messi a cercare informazioni sui grandi personaggi portoghesi che hanno fatto le scoperte. Vasco, con la sua rotta per l’India; Pedro Álvares Cabral che inciampa sul Brasile; Magellano, che decide di fare il giro del mondo per vedere se davvero è rotondo. Tutti questi navigatori, con le loro caravelle e le loro mappe, hanno messo il Portogallo sulla mappa del mondo.
Ma voglio raccontare da dove è iniziato il tutto. Da un uomo, Enrico il Navigatore. Nato nel 1394, figlio del re del Portogallo. Non voleva solo governare, voleva esplorare, scoprire, conquistare.
Fondò una scuola di navigazione a Sagres. Qui, riunì i migliori cartografi, astronomi e navigatori. Voleva migliorare le tecniche di navigazione, capire il mare, domarlo. Sotto la sua guida, i navigatori portoghesi esplorarono la costa occidentale dell’Africa. Scoprirono le isole di Madeira e delle Azzorre. Ogni scoperta era un passo avanti, un pezzo di mappa che si riempiva.
Enrico era anche il Gran Maestro dell’Ordine di Cristo. Questo ordine militare e religioso finanziò molte delle spedizioni. Non era solo una questione di soldi. Voleva diffondere il cristianesimo, trovare alleati contro i musulmani.
La sua eredità è immensa: considerato uno dei principali promotori dell’espansione marittima portoghese. Grazie a lui, il Portogallo creò un vasto impero coloniale.
06.09.2024
Oggi arriviamo a Sines. Parcheggiamo lontano e
camminiamo lungo una statale senza marciapiede né ciclabile. È l’unica
strada. La città non ha nulla di speciale. Il castello, con i suoi
cannoni messi lì per fare scena, non sono nemmeno originali. C’è una
statua di Vasco Da Gama, nato qui. Ci sono poi, la spiaggia e il porto, dove ci
arrampichiamo su una roccia per vedere tutto dall’alto.
Risaliamo dal
castello e ci fermiamo ad ascoltare un uomo che suona e canta musica
popolare brasiliana con la sua chitarra. Crea una bella atmosfera.
Rimaniamo lì, ascoltando e osservando il mare. A parte questo, credo che
questa giornata finirà nel dimenticatoio, come il paese stesso.
Torniamo
al camper e sbrighiamo le solite faccende. Decidiamo di andare a letto
presto. Domani ci aspettano tre ore di strada per Évora, la nostra
prossima destinazione. Nel silenzio della notte, cerco di addormentarmi,
pensando a Vasco da Gama, uomo di mare. Nato nel 1460, il suo
destino era segnato dalle onde e dai venti. Non era un semplice
esploratore. Era un ribelle, un sognatore, uno che non si accontentava
di stare fermo a guardare l’orizzonte. No, Vasco voleva attraversarlo. Era
il 1497, e il mondo era ancora un mistero avvolto in mappe incomplete e
leggende. Vasco, con la sua ciurma di marinai, salpò da Lisbona con una
missione chiara: trovare una rotta marittima per l’India.
Navigò
lungo la costa africana, doppiò il Capo di Buona Speranza e, dopo mesi
di viaggio sfidando mari in tempesta, fame, malattie e la costante
minaccia di ammutinamento, raggiunse Calicut nel 1498. Le spezie, l’oro e
i tessuti preziosi erano lì, a portata di mano. Vasco aveva aperto una
nuova rotta. Era il primo europeo a farlo.
Questo viaggio cambiò le
carte in tavola. Il commercio delle spezie, fino ad allora dominato
dalle vie terrestri, un affare complicato e pericoloso, trovò una nuova
strada. Il Portogallo, grazie a lui, divenne un impero coloniale in
Asia, monopolizzando il commercio delle spezie per decenni.
Nel 1524,
fu nominato governatore dell’India, con il titolo di viceré. Era un
riconoscimento per i suoi contributi. In patria diventò un eroe, un uomo
che aveva cambiato il corso della storia.
Il mare non lo lasciò mai.
Fece altri viaggi, sempre alla ricerca di nuove rotte e nuove
avventure. Morì lontano dalla sua terra, a Cochin, nel 1524.
La sua
eredità vive ancora oggi. Il poema epico “Os Lusíadas” di Luís de Camões
celebra le sue imprese, ricordando a tutti noi il coraggio e la
determinazione di un uomo che sfidò l’ignoto e vinse.
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